VIAGGIO NELL'UNIVERSO
Partenza Per Saturno (4^ puntata)
”Dovete ripartire subito”!
Questa è la frase arrivata alla nostra navicella dalla Terra; dopo arrivarono delle coordinate sul nostro monitor: ” Saturno”- disse Samia -”le coordinate sono quelle di Saturno”. Scusate non mi sono ancora presentato, sono: ”Francesco Parmitano” astronauta professionista e non sto affrontando questo viaggio da solo, c’è il mio equipaggio a supportarmi! E’ composto da:”Mirix Cheli, Samia Cristoforetti, Alberto Guidoni e Nicola Malerba.
Siamo a bordo del nostro shuttle e siamo di ritorno dalla nostra spedizione su Giove. Secondo la stima per raggiungere Saturno da Giove impiegheremmo circa sei mesi: tutto il tempo per prepararci all’ atterraggio.
Dalla nostra navicella Saturno si vedeva perfettamente.
Si alla vista può sembrare vicino, ma in realtà è veramente molto lontano.
Dovevamo anche fare attenzione perché, a circondarlo, c’era un’ immensa fascia di asteroidi che,se colpissero la nostra astronave,la distruggerebbero in un solo colpo
Adesso parliamo di Saturno: Saturno è il sesto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole, e seconda a giove come pianeta più massiccio .Saturno è classificato come gigante gassoso con un raggio medio di 9,5 volte quello terrestre. Il nome deriva dalla mitologia romana ;Saturno è per il 95% idrogeno e per il 3% elio,cui seguono altri elementi. Il nucleo consistente in silicati di ghiaccio circondati da uno stesso strato di idrogeno metallico , quindi circondato da uno strato gassoso.
Saturno ha anche un vistoso sistema di anelli che principalmente consistono soprattutto in particelle di ghiaccio e polvere di silicati. Saturno è illuminato per il 99,8% e il suo giorno solare medio è di 10 ore,39 minuti,24 secondi. Saturno possiede anche sessantadue satelliti ; il principale è Titano.
Saturno è stato avvistato anche da varie sonde spaziali tra cui la Pioneer 11 e le sonde Voyager 1 e Voyager 2.
La Pioneer 11 fu la prima sonda spaziale ad effettuare un sorvolo ravvicinato di Saturno nel settembre 1979;da questo sorvolo furono scattate immagini del pianeta ma per la bassa risoluzione non si riuscirono a rilevare immagini della superfici. La sonda scoprì anche il sottile anello F, uno degli anelli esterni di Saturno , è il più grande con un‘ampiezza di 3000 km.
Ma torniamo a noi, siamo in viaggio da quasi tre mesi, per un viaggio complessivo di ben venti ann o più. Noi ci stavamo allenando per resistere alla sua atmosfera tossica (perché possiede laghi di metano e il suo strato esterno è formato da idrogeno). Per allenarci ci davamo il turno, ma colui che si allenava di più era Alberto Guidoni perché dopo il sorteggio è stato deciso che sarebbe stato lui a scendere per primo dall’astronave. Nel frattempo io e Samia eravamo nelle nostre rispettive camere e io stavo guardando una foto della mia famiglia; mi è venuta nostalgia di casa e a volte penso che non tornerò più sulla Terra per paura che succeda qualcosa alla nostra astronave. Anche Samia pensava le stesse cose, ma non mostrava mai le sue emozioni in pubblico, perché, lei era una ragazza molto riservata. Come so queste cose? E va bene ve lo dico, a volte origlio alla porta della sua stanza, ma mi raccomando, non ditelo a Samia… ne va di mezzo la mia vita! Invece Nicola Malerba si era addormentato nella sala di comando, probabilmente guardando il rilassante movimento delle stelle, Alberto si era invece addormentato metre programmava la stanza “riproduci-atmosfera” e Samia, be la sentivo russare dal corridoio.
Be’ forse visto il comportamento degli altri sulla Terra doveva essere notte, allora anche io mi avviai a dormire, ma mi fu difficile perché non appena passate due ora che mi ero addormentato entrammo nel campo di asteroidi e un sussulto dell’astronave svegliò tutti.
Così ci dirigemmo tutti alla sala comandi , e, non appena leggemmo i dati del monitor , capimmo che dovevamo uscirne subito, quindi ognuno di noi prese posto ai comandi .
Fu difficile uscirne perché uno di essi distrusse uno dei tre scudi termoregolatori e distrusse anche uno dei vettori di curva, quello destro , senza il quale non riuscivamo a girare a destra ma, per fortuna l’astronave aveva un comando di autoriparazione automatico e grazie a esso il vettore fu riparato e riuscimmo a uscire dal campo di asteroidi. Era proprio per uno di questi avvenimenti che mi faceva pensare al fatto che non saremmo sopravvissuti ma c’era ancora una piccola speranza in me.
Mancavano meno di due mesi all’entrata nell’atmosfera di Saturno e tutti noi eravamo riusciti a progettare la nostra tuta, mancava solo un ultima parte:l’oscillatore gravitazionale ,cioè quel meccanismo che ci permette di camminare su Saturno trasformando il suolo gassoso su cui camminiamo in un suolo massiccio.
A parte questo la nostra tuta era bianca con il casco che aveva il vetro color giallo-bronzo, possedevamo anche scarpe dal peso di sessanta chili, perché, su Saturno ‘ non c’è gravità;la tuta era anche dotata di una coperta protettiva perché su Saturno c’è una temperatura pari a 12 000°,era anche dotata di un sistema di tubi attraverso i quali passano acqua per bere durante l’esplorazione e ossigeno per evitare di soffocare.
Ci siamo è il grande giorno,oggi avverrà l’ atterraggio su Saturno, eravamo tutti emozionati, ma anche spaventati, perché temevano che qualcosa sarebbe andata storta.
Ed ecco,suonò l’allarme che indicava l’avvicinamento nell’ atmosfera.
:”Ognuno ai propri posti, incomincia la fase di atterraggio!-esclamai- :”dobbiamo evitare l’ impatto- continuai ancora-“sbrigatevi!”
“Arriviamo capo!” gridarono gli altri di risposta. L’ astronave stava cominciando a bruciare, ciò significava che l’entrata nell’ atmosfera era iniziata. La fase d’entrata nell’ atmosfera fu drammatica perché inizialmente ci dimenticammo di attivare lo scudo termico, fu Nicola che se ne accorse gridando:”lo scudo termico non è attivo!- gridò- il computer centrale sta bruciando!!!-continuò gridando ancora più forte ma, visto che noi non la sentimmo attivò la sirena dell’ allarme rosso e, se non l’ avesse fatto l’ astronave si sarebbe bruciata,o avremmo perso il controllo dell’ astronave schiantandoci , ma , per fortuna ,ciò non accadde.
:”Ok, stiamo per atterrare attivate il processore dello scudo gravitazional:”Nemmeno il tempo di finire la frase che già Mirix lo attivò, e, come gesto di sfida mi disse:”quando la smetterai di dirci cosa dobbiamo fare come una mammina?” Non appena sentii queste parole mi venne la voglia di aprire la botola che era sotto di lui e spedirlo nel vuoto siderale ma nonostante ciò il contegno e, anche se avessi voluto fargli una lavata di capo , e, visto che tutto ciò non accadde e , lo lasciai andare. Successivamente andai alla sala macchine per controllare eventuali guasti ma, una parte di me, voleva che io creassi un gusto cosi da morire perché, credetemi stare per più di vent’anni in un astronave, non è facile, perché noi non possiamo tornare sulla terra se non si completa il giro di tutti i pianeti del sistema solare non è facile, c’è da impazzire.
Dopo il controllo alla sala motori arrivai alla sala di comando per dirigere la fase d’atterraggio, che, per fortuna, andò tutto liscio perché, ci eravamo preparati al meglio,anche se, nella fase prima eravamo un po’ distratti.
Ed eccoci, il suolo è vicinissimo, l’ astronave lo sfiora grazie ai propulsori ausiliari e alla fine sentiamo il computer che dice:”Atterraggio Avvenuto”. Non appena queste parole arrivarono alle nostre orecchie ci assalì un sentimento di gioia e ci sentimmo sollevati come se un grosso peso che portavamo nella nostra da mesi se ne fosse andato.
Subito dopo o forse durante l’ atterraggio Alberto guidoni indossò la tuta per uscire e, da uomo coraggioso uscì subito con Samia e Mirix che lo guardavano ammaliate, come se non lo avessero visto o veramente notato per tutti questi anni.
Dieci minuti dopo la discesa sull’ atmosfera di Saturno di Alberto lo seguimmo anche noi e grazie all’ oscillatore gravitazionale riuscimmo a camminare sul suo suolo .Era come stare sulla luna, ma la differenza e che sulla luna hai un peso , su Saturno no. Per esplorare Saturno ci servimmo invece di un rover lunare uguale a quello usato da Neil Armstrong durante l’ esplorazione della Luna.
Sul Rover salimmo io, Nicola e Mirix mentre Samia e Alberto rimasero lì per montare l’ accampamento.
Col rover riuscimmo a girare un decimo della superficie di Saturno , ma , di alieni o extraterrestri nemmeno l’ ombra.
Più tardi però impazzo una tempesta di gas(metano per la precisione) e noi brancolammo nella nebbia finché non trovammo una locanda e , non appena entrammo , notammo che era piena di alieni, sembrava di essere in una delle locande di Star Wars!
Successivamente un alieno ci offrì un traduttore in cambio della mia pistola paralizzante che gli serviva per catturare droidi di altri pianeti.
Inizialmente io opposi resistenza ma lui mi minacciò mostrandosi la sua pistola laser e per farmi spaventare lanciò un laser sfiorando il mio casco, e , successivamente ci stordì con una granata shock e uscendo si rubò il nostro rover, ma , per fortuna , rispettò il patto dandoci il traduttore.
Una volta indossato all’ orecchio il traduttore, sentii una voce che mi chiamava; era un piccolo alieno peloso e indifeso, ci disse che era un odbods , vedendo ciò che ci successe ci spiego che quell’ alieno era un contrabbandiere che lavorava per Janenba, l’ alieno più forte e potente dell’ universo.
Ci offrì un passaggio fino all’ accampamento, a patto che avremmo fatto uno scambio di tecnologia, così Mirix gli dette la sua pistola “Stinger” (pistola che dopo un colpo lasciava un dolore lancinante al bersaglio colpito) e lui ci diede la sua DL-44 la pistola laser più moderna della via lattea.
L’ odbods ci portò all’ accampamento e, senza rispondere alle domande di Samia e di Alberto, partimmo perché eravamo in ritardo con i tempi.
E ancora una volta ci troviamo ad affrontare l’ ignoto e… anche se non siamo pronti , lo faremo perché l’ amicizia trionfa su tutto!!!
(Immagine Wikimedia Commons)