Telescopio nelle Madonie, Tar respinge sospensiva ai lavori
Un passo avanti verso la costruzione dell'osservatorio FlyEye sul Monte Mufara, a quota 1.865 metri sulle Madonie, nel Palermitano, gestito dall'Esa che costerà 12 milioni di euro. I giudici della prima sezione del Tar, presieduta da Salvatore Veneziano, hanno respinto la richiesta di sospensiva, dichiarandola irricevibile per tardiva impugnazione degli atti. A presentarla erano state le associazioni ambientaliste schierate contro la realizzazione della struttura. Affermano in una nota il Club Alpino Italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf: "non solo non sono stati presi in esame dal tribunale amministrativo regionale i profili sollevati ma addirittura l'Agenzia Spaziale Europea stamattina si è costituita al solo fine di fare valere l'immunità di giurisdizione e di esecuzione di cui godrebbe, nei prossimi giorni saranno valutate le ulteriori azioni da intraprendere, compreso il ricorso alla Corte di Giustizia Europea per violazione della Convenzione di Aarhus e del diritto comunitario su ambiente e partecipazione". Esprime invece soddisfazione perla sentenza del Tar il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani: "Abbiamo sempre ritenuto, e ne siamo fortemente convinti, che l'opera rappresenti un'opportunità unica per lo sviluppo della ricerca astronomica e per il rafforzamento del territorio madonita come punto di riferimento per la scienza e la tecnologia". La decisione del tribunale amministrativo regionale è in ordine di tempo un altro atto di un braccio di ferro sul destino della costruzione, fortemente voluta anche dal governo Meloni. Proprio nei giorni scorsi il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine degli stati generali della space economy a Milano aveva detto: "Ci auguriamo che il Tars blocchi la sospensiva e ci conforti nella decisione che abbiamo assunto, perché l'Agenzia Spaziale Europea ci ha già comunicato, ove ciò non avvenisse trasferirebbe quell'osservatorio, che consentirebbe all'Italia, all'Europa, al mondo di osservare i corpi celesti più lontani e prevenire eventuali conseguenze sulla terra, quindi parliamo di una cosa estremamente importante per la sicurezza del nostro pianeta, verrebbe subito trasferita nelle Canarie come avevano già deciso di farlo un anno fa se noi non fossimo intervenuti con celerità con un provvedimento d'urgenza in un decreto legge". Il ricorso era stato presentato contro il via libera alla struttura dato dall'ente parco delle Madonie, e dalla Sovisma Spa, Agenzia di Sviluppo Locale delle Madonie, e dall'Agenzia Spaziale Italiana, dall'Esa, Agenzia Spaziale Europea, dall'assessorato del territorio e dell'ambiente della Regione Siciliana, dall'Assessorato Beni Culturali e Identità Siciliana della Regione Siciliana, Sovrintendenza ai beni culturali e ambientali di Palermo. "L'installazione di telescopi in parchi naturali non solo non è incompatibile, ma è una strategia efficace per preservare questi luoghi. Gli osservatori astronomici richiedono ambienti privi di qualsiasi tipo di inquinamento, incluso quello luminoso, e le riserve naturali offrono condizioni ideali",ribattono in un appello per realizzarlo, fra gli altri Michel Mayor, Premio Nobel per la Fisica 2019, Ettore Cittadini il padre della procreazione medico assistita in Italia, Roberto Ragazzoni, Presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera e decine di altri, tra donne e uomini di scienza e di cultura, docenti universitari, ricercatori, operatori economici e artisti. Per le associazioni il progetto è di "dimensioni smisurate e altamente invasivo, è privo di alcune autorizzazioni fondamentali e lo si vorrebbe realizzare in deroga ai vincoli di tutela sulla base di una norma fortemente viziata e del mancato rispetto dell'articolo 9 della Costituzione". E le stelle intanto aspettano di essere guardate.