Beni culturali, sul piede di guerra in Sicilia i lavoratori Asu: a rischio l’apertura dei siti
I circa trecento lavoratori Asu (Attività socialmente utili) utilizzati dal Dipartimento regionale dei Beni Culturali, ancora in attesa della promessa stabilizzazione, scendono sul piede di guerra e, attraverso il sindacato Ugl, proclamano lo stato di agitazione con un presidio davanti alla sede della Presidenza della Regione Sicilia per martedì prossimo, 9 luglio.
C’è di più. “Senza certezze di natura tecnica e temporale – dichiara Rosolino Lucchese, segretario Ugl Autonomie di Palermo – garantite dalla Presidenza della Regione, il prossimo passo sarà la proclamazione di uno sciopero di tutti i lavoratori Asu. La conseguenza sarà il fermo dell’attività presso tutti gli uffici amministrativi dei Beni culturali e di tutte le sedi periferiche della Cultura in Sicilia”. In parole povere una vera e propria “serrata” in un periodo cruciale dell’afflusso di turisti nell’isola con un danno di immagine difficilmente quantificabile.
“I lavoratori Asu dei Beni culturali – continua Lucchese – sono profondamente delusi dal loro mancato inserimento nel PIAO (Piano integrato di attività e organizzazione) della Regione Sicilia, elemento fondamentale propedeutico alla stipula dei contratti di lavoro. E questo, malgrado la legge finanziaria 2024 preveda esplicitamente la contrattualizzazione di questi lavoratori nei ruoli dell’Amministrazione”.
Continua, dunque, la “telenovela” della stabilizzazione con le iniziative sindacali che, dal prossimo 9 luglio, rischiano di mettere in crisi l’intero settore dei Beni culturali in Sicilia. Particolarmente delicata la situazione nei siti regionali della provincia di Ragusa dove operano 21 Asu che assicurano, insieme ai dipendenti regionali, l’apertura di parchi archeologici e musei. Senza l’apporto degli Asu sarà inevitabile la chiusura al pubblico o, nella migliore delle ipotesi, un’apertura parziale e a singhiozzo.