Bimbi morti nella barca in fiamme: 2 presunti scafisti fermati ad Agrigento
Due presunti scafisti sono stati fermati per l'incendio su una barca che causo' la morte di una bambina di 2 anni e un neonato di poco meno di un anno, giunti a Lampedusa il 21 ottobre con 38 migranti. Si tratta di due senegalesi, di 24 e 33 anni, accusati in concorso di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro reato. Il fermo di indiziato di delitto e' stato eseguito dai poliziotti della Squadra mobile di Agrigento, su decisione della procura della Valle dei templi.
Il fermo dei due indagati e' stato convalidato oggi dal gip di Agrigento Stefano Zammuto. I due senegalesi, con l'aiuto di una bussola, hanno condotto il barchino in ferro, partito dalla Tunisia il 19 ottobre 2022, sul quale a bordo sono morti bruciati i piccoli Alina (nata il 5 dicembre 2021) e Mael, dopo tre giorni di navigazione verso Lampedusa. A bordo sud-sahariani di varie nazionalita', "al fine di farli entrare illegalmente in Italia, mettendo a rischio la loro vita per le pessime condizioni del piccolo scafo in metallo e il sovraffollamento dell'imbarcazione", rileva il procuratore facente funzioni, Salvatore Vella. Durante la navigazione le pessime condizioni del motore e "l'imperizia dei due scafisti", hanno portato alla morte di diversi migranti (almeno una donna oltre i due piccoli) e al ferimento per ustioni gravi grave di altri 2 migranti.
La notte del 21 ottobre il motore fuoribordo del barchino si era fermato. Uno dei due scafisti, nel tentativo di farlo ripartire ha provocato delle scintille che hanno innescato accidentalmente la benzina che si trovava a bordo dello scavo, versata durante la navigazione dai serbatoi ausiliari di fortuna alla tanica del motore, che ha preso fuoco, causando l'esplosione delle taniche ancora piene di benzina e un incendio a bordo nel quale sono morti i piccoli Mael e Alina. L'esplosione ha scaraventato alcuni migranti fuoribordo e altri sono stati feriti con ustioni di vario grado. L'incendio e' stato domato con grandi difficolta' dai migranti rimasti a bordo utilizzando l'acqua di mare. E' stato possibile ricostruire i fatti e individuare i presunti responsabili grazie al lavoro di indagine svolto dalla Squadra mobile diretta da Giovanni Minardi, con l'aiuto di due interpreti messi a disposizione del ministero dell'Interno che hanno consentito di acquisire le dichiarazioni di cittadini del Ghana e della Costa d'Avorio, trasportati a bordo, che hanno collaborato con gli inquirenti. Le indagini sono ancora in corso.