Regione, Miccichè (FI): "Se non mi danno la Sanità non vado a Roma"
"Non mi basta sapere che i Fori imperiali sono belli. Me lo dicono, vogliono mandarmi a Roma. Ma io ho preso un impegno. Non dico 'abbiamo scherzato, vado a fare il capogruppo al Senato' e lascio qui tutto com'era". Così, in un'intervista all'edizione locale di Repubblica, il coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Miccichè che dice di non avere ancora deciso se restare all'Ars o traslocare a Palazzo Madama. Reduce dal vertice con il governatore Renato Schifani, il presidente del Parlamento regionale rivendica intanto la Sanità per il suo partito. "Voglio quell'assessorato c'è un disagio diffuso", sottolinea Miccichè, ricordando che proprio sulla Sanità "con Musumeci ho rotto. La nostra richiesta non è solo legittima: è obbligatoria. Ho detto che avrei cambiato le cose, da due anni studio il settore. Serve un maggiore uso del privato". "Può piacere o no, ma alla Regione costa meno - aggiunge -. E poi succedono cose strane". "I mancati pagamenti alle strutture convenzionate, ad esempio - spiega -. Abbiamo approvato una legge che stanzia 20 milioni, ma ogni giorno c'è un cavillo per non effettuare i pagamenti. Serve un manager".
"Schifani - dice Miccichè - cerca persone competenti. Ora, io non credo che si riferisca a un medico, ma a qualcuno che abbia capacità manageriali. E allora sì, profili ne abbiamo tanti, sia tra i deputati che fuori". "Schifani non ha in mente un ingegnere per le Infrastrutture o un agricoltore per l'Agricoltura - aggiunge -. Io spero che Cascio possa entrare all'Ars, ma non basta. Marchionne non era un meccanico, era un grandissimo manager. Se stiamo cercando un medico, non sono d'accordo".E alla domanda se andrà a Roma, risponde: "Non ho ancora deciso.
Andrei volentieri a Roma, ma colgo la volontà dell'establishment:
non vedono l'ora che Miccichè se ne vada. Mettiamo in chiaro una cosa: io vado a Roma soltanto se ho la certezza che in Sicilia si cambia". "Finché io sarò presente - sottolinea -, certi schemi non si potranno replicare. E lo dico perché ho pagato un prezzo molto caro: non ho rinunciato alla presidenza dell'Ars per un capriccio, l'ho fatto per porre fine a un sistema in cui ci si chiudeva in una stanza e nessuno sapeva niente". "Il vicepresidente Di Mauro - ricorda - è stato costretto a chiedere l'accesso agli atti sulla liquidazione dell'Ente minerario siciliano. Dicevano che i soldi non c'erano e noi sapevamo di sì. È risultato che avevamo ragione noi. È chiaro quanto sia grave? Altroche Senato: se non si arriva a una sintesi, non esco dalla Sicilia manco per andare in vacanza".
"Ho visto cadere i governi Prodi, Renzi, Conte dietro gli attacchi alle famiglie: temo che questo meccanismo non si sia fermato, hanno già preso di mira il padre di Giorgia Meloni - aggiunge Miccichè -. Io spero che ci lascino lavorare, ma com'è successo in passato anche questo governo potrebbe venire meno. A quel punto si dovrebbe ritoccare la legge elettorale". Il sistema maggioritario, nonostante l'abbia voluto anche Forza Italia, secondo Miccichè "va cambiato. È un sistema per Paesi maturi, il ritorno al proporzionale mi sembra quasi scontato. Per il 2023 si potrebbe arrivare al cambio della legge elettorale e a un ritorno alle urne. Ma la mia è solo una previsione, se ne fossi certo sarei felice di andare a Roma a partecipare a questo cambiamento".