La guerra in Ucraina, Draghi: "L'Italia non si volta dall'altra parte"
Guerra Ucraina-Russia, "l'Italia non intende voltarsi dall'altra parte" . Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, parlando al Senato. "L'invasione russa segna una svolta decisiva nella storia europea - ha sottolineato -Molti si erano illusi che la guerra non avrebbe avuto più spazio in Europa".
"L'aggressione della Russia all'Ucraina ci riporta indietro di oltre ottant'anni, si tratta di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all'ordine internazionale che abbiamo costruito insieme", ha affermato ancora Draghi ricordando che in ogni caso "è essenziale mantenere aperta la via del dialogo. Auspichiamo il successo di questo dialogo anche se siamo realistici sulle sue conseguenze".
Ma le scelte della Russia, in particolare "il ricatto" del ricorso ad armi nucleari "ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili". La risposta deve essere "ferma, rapida e unitaria. Tollerare una guerra di aggressione vorrebbe dire mettere a rischio in maniera irreversibile la sicurezza e la pace in Europa, non possiamo lasciare che questo accada", ha detto il premier rivolgendo quindi un "un grazie all'ambasciatore Zazo e a tutto il personale della nostra ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione e il coraggio dimostrato in questi giorni drammatici" e anche al "ministro Di Maio".
Al presidente ucraino "Zelensky è stato ribadito supporto. A un popolo che si difende non è possibile rispondere solo con atti di deterrenza", ha affermato poi il presidente del Consiglio ricordando che le forze schierate in Romania saranno raddoppiate, l'Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari ed un secondo di 2.000".
"L’Europa ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino. Nel farlo, ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia – come quella di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra", ha ricordato Draghi sottolineando: "Come è accaduto altre volte nella storia europea, l’Unione ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte a una crisi. Ora è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate. In particolare, è necessario procedere spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza Atlantica".
"La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora. Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo. Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune. Un investimento nella difesa europea è anche un impegno a essere alleati", ha detto ancora Draghi.
La situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave", ha detto ancora Draghi parlando di stime che prevedono in "18 milioni il il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti umanitari nei prossimi mesi. Gli sfollati interni potrebbero raggiungere una cifra tra i 6 e i 7 milioni e mezzo e i rifugiati tra i 3 e i 4 milioni". Il premier ha proseguito: "Sono stimate in circa 400mila le persone che hanno lasciato l'Ucraina in direzione dei Paesi vicini" e "al G7 ho detto che l'Italia farà di tuto per aiutare i Paesi vicini nel dramma di questa gigantesca migrazione".
Draghi ha parlato anche di "110 milioni di euro per Kiev" e di "un primo contributo di 1 milioni di euro per la Croce rossa" unitamente all'invio di "4 tonnellate materiale sanitario".
"Lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare dall’Ucraina, ci obbliga a rivedere le politiche d’immigrazione che ci siamo dati come Unione europea- ha sottolineato - In passato, l’Unione si è dimostrata miope nell’applicare regolamenti datati, come quello di Dublino, invece di adottare un approccio realmente solidale. L’Italia è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra, e per aiutarlo a integrarsi nella società. I valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere sempre".