I sondaggi in tempi di guerra, Pd primo partito al 21,4% e Fdi al 20,3%
In queste ore l’agenda politica è in predicato di essere stravolta dalle drammatiche notizie che giungono dall’Ucraina, che nella notte ha subìto l’invasione delle forze armate russe. Vedremo nelle prossime settimane se – e in che modo – questo nuovo “cigno nero” avrà impatto sui rapporti di forza nella politica italiana. Per oggi, con la nostra Supermedia, registriamo lo stato di salute delle forze politiche nel momento dello scoppio di questa nuova guerra: è su questa fotografia che andremo a misurare le (eventuali) evoluzioni delle settimane che verranno.
Confermando la tendenza delle ultime settimane, il Partito Democratico è in testa con il 21,4% (in lieve crescita rispetto a due settimane fa) con un vantaggio di oltre un punto su Fratelli d’Italia, stabile al 20,3%. Perdono ancora terreno sia la Lega che il Movimento 5 Stelle, che fanno registrare – entrambi – i loro peggiori risultati da inizio legislatura, con il 17,1% e il 14,0% rispettivamente.
Dietro i primi 4 partiti, si mantiene tonica Forza Italia (8,4%) che a questo punto, possiamo dire, pare non aver subìto troppi contraccolpi per la mancata elezione di Silvio Berlusconi al Quirinale. La federazione tra Azione e Più Europa (4,5%) è l’unico altro soggetto a mantenersi stabilmente sopra la soglia del 3%, attuale soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale in vigore.
Se per la Lega si può parlare di una tendenza di lungo periodo (in corso da oltre due anni) di perdita lenta ma costante di consensi in favore – principalmente – di Fratelli d’Italia, quello del M5S è invece solo l’ennesimo momento di crisi: non è la prima volta che i pentastellati scendono al di sotto del 15% negli ultimi anni, per poi riguadagnare qualche punto e infine riprendere lentamente a calare in seguito.
Era già successo esattamente due anni fa, alla vigilia dello scoppio della pandemia, e poi ancora l’anno scorso in occasione dell’avvicendamento a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e Mario Draghi; nel primo caso, a risollevare i consensi per il M5S fu lo scoppio dell’emergenza sanitaria e l’effetto “rally around the flag” intorno al Governo, e in particolare alla figura di Conte; nel secondo, furono le dimissioni di Zingaretti e la contestuale formalizzazione della leadership di Conte a causare un piccolo travaso di consensi (dal PD al M5S) che risollevarono, per qualche tempo, i voti “virtuali” dei grillini.
Oggi, proprio la messa in discussione della leadership dell’ex premier – sul piano politico con la sfida interna portata da Di Maio, e su quello giuridico con la sentenza del Tribunale di Napoli – sembra aver causato un nuovo momento di crisi.