Pescatore ucciso da dose di cocaina: una famiglia arrestata a Catania
Le indagini sul caso di un pescatore di 57 anni, morto per una dose di cocaina che gli ha fermato il cuore, hanno permesso ai carabinieri di scoprire un'intera famiglia a capo di una fiorente piazza di spaccio a Catania. Quattro mesi di attivita' investigative e alla fine l'arresto di quattro persone indagate, a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Sono i componenti di una famiglia con a capo Giuseppe Cannone di 53 anni, (finito in carcere) gia' noto alle cronache per reati di droga: ai domiciliari la compagna Alfia Litrico, di 42 anni, la cognata Adriana Litrico di 28 anni; in carcere per il marito di quest'ultima, Alfio D'Ignoti Parenti, di 31anni. Tutti abitavano in un appartamento al terzo piano della palazzina di via Toledo 51. Il decesso del pescatore catanese morto d'infarto avvenne alle 6.37 del 20 febbraio scorso: i medici del 118 scoprirono il corpo esanime nel cortile antistante una palazzina di case popolari in via Toledo 51.
Le indagini dei carabinieri condussero in quella palazzina nella quale la vittima, alle prime ore di quella mattina, si era probabilmente recata per acquistare cocaina. A confermalo l'analisi delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. L'esame autoptico fece risalire la morte "all'infarto del miocardio complicato da una rottura del cuore a seguito di una acuta intossicazione di cocaina in un soggetto assuntore abituale". L'uomo aveva deciso di assumere subito la droga, prima di rientrare a casa, sottoponendo il cuore, "gia' affetto da altre patologie connesse con la sua dipendenza", a un grado di tossicita' irreversibile e tale da provocare un fulminante arresto cardiaco che lo ha colpito a pochi metri dalla palazzina, Giuseppe Cannone, oltre e a mettere a disposizione la propria abitazione, dirigeva le operazioni, organizzava il confezionamento e la vendita dello stupefacente, riceveva le ordinazioni e spesso lo cedeva in prima persona; Alfio D'Ignoti Parenti, seguiva le disposizioni del cognato, occupandosi principalmente della vendita al dettaglio anche in orario notturno; mentre le sorelle Alfia e Adriana Litrico preparavano quotidianamente le dosi.