Grillo trascina il M5s verso il sì a Draghi con no degli ortodossi
Beppe Grillo è tornato. Come un "deus ex machina" toccherà a lui provare a serrare i ranghi di un Movimento dilaniato sulla prospettiva di fare parte di un governo presieduto da Mario Draghi. Ancora una volta è toccato a lui riannodare i fili, provare a ricucire gli strappi, convincere e mediare, convinto anche questa volta, dell'importanza per il Movimento di continuare ad essere centrale per il futuro del Paese. E' stato lui, mentre l'assemblea dei parlamentari discuteva della prospettiva di entrare in un governo presieduto da Mario Draghi, dividendosi tra i favorevoli e contrari, a entrare in campo per dare una linea netta. Che sovverte quella dettata dal capo politico: "Il M5s non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi" .Grazie anche alla mediazione del presidente della Camera, Roberto Fico, ha preso direttamente contatti con il presidente incaricato. E Mario Draghi, dopo una lunga chiacchierata telefonica, lo avrebbe convinto. Lo stesso avrebbe fatto anche con Davide Casaleggio, per "trattare" anche sulla prospettiva di un voto da avviare su Rousseau. E' la mano tesa a quanti, a partire da Alessandro Di Battista, non ne vogliono proprio sapere di entrare in un governo che Toninelli ha definito contrario al Dna del Movimento. La loro carta, oltre a quella di mettere sul tavolo con chiarezza il mantenimento dei risultati già portati a casa dal Movimento, a partire dal reddito di cittadinanza, è la consultazione degli iscritti. Il lavoro di Grillo è per ora solo avviato. Ed è dovuto "scendere" a Roma anche per questo. Prenderà parte alle consultazioni con il presidente incaricato: e questa è già una garanzia per tanti nel Movimento. Ma subito prima chiamerà anche al tavolo tutti i dirigenti più alti del Movimento, compreso Giuseppe Conte, l'unico nome, oltre al suo, attorno al quale tutto il Movimento è compatto. Ci saranno, al tavolo pre-consultazioni, anche tutti i ministri e quindi anche Luigi Di Maio. Mentre nella delegazione che incontrerà Draghi, entra a far parte anche la vicepresidente del Senato e "pasionaria" del Movimento, Paola Taverna. Anche questo è un segnale per cercare di coinvolgere tutte le anime del Movimento. Proprio al Senato siedono i parlamentari più contrari all'ipotesi del governo con Draghi. Come Nicola Morra che insiste sul fatto che si debbano "innanzitutto accettare le nostre condizioni" e poi indire subito un voto su Rousseau e "qualunque sia l'esito, si dovrà riconoscere che così noi onoreremmo il nostro impegno di attuare la democrazia della partecipazione, della condivisione". Come Barbara Lezzi, che definisce una "sciagura" l'ipotesi di andare a governare "con Berlusconi, Calenda, Renzi, Bonino e Salvini". O come Danilo Toninelli che invoca il voto degli iscritti e si chiede: "ma un governo Draghi potrà attuare riforme essenziali come quelle che avanza il M5s? Voi ci credete davvero?". Alessandro Di Battista, da lontano, insiste: "Ogni ora che passa, per quanto mi riguarda, si aggiungono ragioni su ragioni per dire no a Draghi".