"Comprò 50 voti dalla mafia", 4 anni e otto mesi al sindaco di Alimena
La terza sezione del Tribunale di Palermo ha condannato il sindaco di Alimena (Palermo), Giuseppe Scrivano a 4 anni e 8 mesi, con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Il sindaco in carica, rieletto nel 2018, è accusato di avere comprato 50 voti a 50 euro ciascuno, alle elezioni regionali del 2012, quando si era candidato nella lista Lega Nord e aveva ottenuto 4 mila preferenze. In quella occasione avrebbe pagato 2.500 euro in cambio di 50 preferenze. I soldi sarebbero finiti a esponenti di spicco della cosca di Bagheria. Il tribunale ha accolto quasi del tutto le richieste del pm della Dda Francesca Mazzocco. Nelle ultime elezioni aveva ottenuto il 60,67% dei voti. L'avvocato Vincenzo Lo Re, che assiste il sindaco, ha già annunciato ricorso in appello. "Scrivano pagò le spese del comitato elettorale di Bagheria con un assegno - afferma l'avvocato - Avete mai visto qualcuno che compra i voti dai mafiosi con assegno?". Il legale annuncia un ulteriore ricorso se la prefettura di Palermo firmerà il provvedimento di decadenza previsto dalla legge Severino. Lo stesso ricorso che ha permesso di tornare in carica al sindaco di Catania Salvo Pogliese. "Se non si aspetterà il pronunciamento della Corte costituzionale - aggiunge Lo Re - presenteremo un ricorso". Il Tribunale ha riconosciuto il risarcimento dei danni al comune di Alimena, che si è costituito quando era in carica il precedente sindaco; al comune di Bagheria, a Sicindustria e al centro Pio La Torre, assistiti dagli avvocati Francesco Cutraro ed Ettore Barcellona.