Fusione TIM – Open Fiber all’orizzonte, ecco cosa ne pensano i mercati
Nell’ultimo mese, l’ipotesi di fusione della rete TIM con Open Fiber è tornata d’attualità poiché gli attori in campo hanno maturato una maggiore consapevolezza sulla necessità di una rete di telecomunicazioni a banda larga efficiente e disponibile sull’intero territorio nazionale. Il Governo italiano in particolare è intervenuto sulla fusione in qualità di attore in causa, essendo tra i principali azionisti di entrambe le società attraverso la Cassa depositi e prestiti (CDP) e il Ministero delle Finanze (MEF). Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha rilasciato una intervista a Il Sole 24 Ore con in merito alla questione, nella quale l'ha definita come una delle urgenze del Paese. Tuttavia, non vi è un pieno consenso sul progetto di fusione, osteggiato dalle società TELCO quali Vodafone, WindTre e le altre che utilizzano la rete all’ingrosso Open Fiber per servire i rispettivi clienti. Anche gli esperti del settore telecomunicazioni sono divisi sulla reale convenienza economica che ne deriverà dalla fusione. TIM, però, va avanti per la sua strada tanto che durante la presentazione del piano industriale 2020 – 2022 di gennaio aveva sollecitato Enel, al 50% proprietaria di Open Fiber, a operare una scelta di mercato a favore della vendita.
L’influenza della questione TIM – Open Fiber su titoli e indici
Mentre la fusione TIM – Open Fiber attende future evoluzioni, il titolo TIM è stato oggetto di una forte fluttuazione del prezzo in concomitanza con un altro recente evento, ovvero l’approvazione da parte degli azionisti del bilancio 2019 il giorno 23 aprile. I mercati finanziari, nei giorni precedenti e successivi all’approvazione, hanno fatto fluttuare non poco il titolo, deprezzandolo. Il trading sul titolo TIM di quei giorni, però, era in controtendenza rispetto al trading sugli indici principali: basterà prendere in considerazione il FTSE MIB del 23 aprile per verificare che proprio quel giorno l’indice chiudeva una tre giorni molto positiva. Terminata la fase speculativa dovuta all’approvazione del bilancio 2019 di TIM, il titolo ha recuperato le recenti perdite, mostrando che il deprezzamento non aveva nulla a che fare con l’acquisto di Open Fiber e neppure con l’andamento generale del comparto Telecomunicazioni in Italia, che a seguito delle mutate esigenze degli utenti dovute alla pandemia ha visto aumentare la richiesta di servizi di connessione.
L’infrastruttura delle telecomunicazioni è migliorata
Come faceva notare l’AGCOM ben prima della pandemia, gli utenti che accedono ai servizi di telecomunicazioni possono contare su una rete migliorata e veloce, garantita dal potenziamento della linea con fibra fino alla cabina (FTTC), della fibra fino a casa (FTTH) e della linea veloce mista FWA. L’unione delle tre tecnologie ha fatto crollare l’accesso alla fornitura dei servizi di comunicazione sulla rete in rame al 47,2% del 2019 rispetto al 90% del 2015. La migliorata condizione dell’infrastruttura ha così consentito ai milioni di italiani in lockdown di connettersi da casa senza particolari disagi e alle società di telecomunicazioni di aumentare i servizi di comunicazione offerti. Come riporta HDBlog, già tra il 24 e il 28 febbraio, alcune città del nord Italia riportavano un incremento nell’uso della connettività importante: Piacenza +36,4% e Torino +9,6%. Nelle settimane successive tutta Italia ha aumentato l’uso dei mezzi di comunicazione forniti dagli operatori telefonici, con Bergamo cresciuta del +21%, Milano del +24% e Reggio Emilia del +19%.