Arcivescovo di Napoli ai giovani: alzate il capo e non arrendetevi
Napoli in questi anni da "'citta' dell'immondizia' e' tornata ad essere meta ambita di tanti turisti che si affollano per le strade, catturati dalla sua antica magia, protesi sul piu' bel golfo del mondo. Ma il cammino davanti a noi e' ancora lungo. La poverta' non tende a diminuire. La nostra gente manifesta evidenti segni di sofferenza, di frustrazione, di rabbia nascosta. Non riesce ancora a beneficiare dei frutti di una annunciata ripresa economica". Lo sottolinea l'arcivescovo del capoluogo campano, cardinale Crescenzio Sepe, nel discorso tradizionale con cui affida la citta' alla Madonna, la cui statua su un obelisco del '700 in piazza del Gesu' viene adornata di fiori da secoli. Il male, aggiunge il presule, "e' invadente, per cui non si puo' essere ne' muti ne' ciechi e occorre combatterlo. La voce di condanna della chiesa locale si e' levata sempre piu' forte contro il malaffare, la criminalita' e contro tutti coloro che, ricorrendo alla violenza o alle illegalita', pugnalano e tradiscono Napoli alle spalle. Del resto, non possiamo voltare le spalle o girare la testa altrove, ma guardare, nel profondo, alla porzione di realta' che e' sotto i nostri occhi e nella quale viviamo". Da qui, un pressante invito a collaborare responsabilmente al bene comune", a tutti, in primo luogo alle istituzioni di Napoli, cui il cardinale Sepe dice con nettezza: "Alzate il capo". Un invito ad agire "per creare condizioni di vita piu' dignitose per tutti, per riavviare un concreto processo di ripresa economica e sociale". L'invito e' reiterato ai "giovani in cerca di futuro", delusi dalla societa' che pero' non devono arrendersi. E a quelli che vivono tra le "seduzioni di una camorra che conosce solo violenze e soprusi", ricorda che la mafia "non puo' dare senso alla vostra vita. Non fermatevi alle soluzioni piu' facili".
"Cogliamo le opportunita' di sviluppo che pure non mancano nel nostro contesto - insiste l'arcivescovo di Napoli - non lasciamoci vincere dalla paura e dalla rassegnazione. Guardare in faccia la realta' significa avere il coraggio di affermare che la citta' ha bisogno piu' che mai di ogni sua forza. Ai giovani dico, 'Napoli e' vostra, ma possedetela senza violenza, contrastando chi afferma di amarla e invece ne fa carta straccia, amatela senza riserve e senza tradirla, mettetela al centro dei vostri progetti. Non tiratevi indietro. Non dite: non mi riguarda. Napoli e' innanzitutto un 'fatto' vostro e dovete percio' occuparvene a fondo. Troverete molte porte chiuse, ma non arrendetevi", perche' "senza speranza Napoli e' morta". "Sappiamo bene che queste consegne che oggi affido a voi potranno restare lettera morta se il resto della comunita' non viene in vostro aiuto, se non rende praticabile il vostro cammino. Il discorso riguarda da vicino anche la chiesa che, pero', non e' rimasta con le mani in mano. Ha cercato anzi di dare un senso piu' organico al suo impegno. Siamo una chiesa in uscita e abbiamo cercato di spingerci anche oltre chiamando a raccolta, qui a Napoli, tutta la chiesa meridionale per dare una risposta concreta, attraverso progetti possibili, al dramma della disoccupazione giovanile della quale Napoli e', tristemente, una delle capitali riconosciute", conclude.