Brexit: oggi Theresa May presenta la mozione per il voto anticipato
Lo aveva negato almeno sette volte in pubblico: niente voto anticipato prima della Brexit. Buona l'ottava nel Regno Unito, dove la premier Theresa May, con una disinvolta capriola a sorpresa, ha annunciato lo scioglimento della Camera dei Comuni e nuove elezioni politiche per l'8 giugno.
Oggi presenterà alla Camera dei Comuni una mozione per il voto anticipato. Il provvedimento richiede una maggioranza dei due terzi per essere approvato.
L'obiettivo dichiarato dalla May è irrobustire il suo Partito Conservatore per portare a casa l'uscita dall'Ue in barba ai dubbi delle altre formazioni. Quello implicito, approfittare dei sondaggi che, a prenderli stavolta per buoni, le permettono di sperare di far quasi piazza pulita dell'opposizione: a cominciare da un Labour diviso sulla leadership - ad un tempo radicale e troppo soft - di Jeremy Corbyn. "Non sono disposta a consentire che gli oppositori della Brexit indeboliscano la Gran Bretagna", ha proclamato lady Theresa, in tailleur gessato sul blu e posa simil-thatcheriana, comparendo davanti al portoncino al numero 10 di Downing Street con appena un'ora di preavviso - fra gli affannati interrogativi di commentatori e media - per rendere pubblica dopo il Consiglio dei Ministri la sua decisione in un messaggio alla nazione.
Una decisione presa "con riluttanza e solo di recente" pur di dare "stabilità e certezze" al Paese, ha giurato. Ammettendo d'aver cambiato idea, ma negando di averlo fatto per opportunismo. La colpa, nelle sue parole, ricade proprio sulle opposizioni. Sui laburisti di Corbyn, come sui liberaldemocratici di Tim Farron e sugli indipendentisti scozzesi dell'Snp della first minister di Edimburgo, Nicola Sturgeon, (ma anche sui "membri non eletti della Camera dei Lord"), tutti 'colpevoli' a sentir lei d'aver minacciato di mettere i bastoni tra le ruote al negoziato per il divorzio da Bruxelles.
"Il Paese voleva essere unito" in questa fase, "Westminster no", ha insistito: "Ci ritenevano deboli", ma hanno "sottovalutato la nostra determinazione a portare a compimento il lavoro" e attuare il mandato popolare del referendum del 23 giugno d'un anno fa. "Ogni voto ai Conservatori mi renderà più forte nei negoziati con premier, presidenti e cancellieri dell'Ue", sarà "un voto per una Gran Bretagna più forte", ha detto May lanciando un primo appello-slogan agli elettori e ribadendo che dalla Brexit "non si torna indietro".
A titolo di 'garanzia' ha indicato le aspettative tuttora "elevate" per l'economia britannica sotto il timone Tory e i dati record sull'occupazione, glissando su disuguaglianze sociali e incognite del dopo Ue. Ma sopratutto ha evocato il paragone con Corbyn, traballante e inviso all'establishment, in vista di un duello fra ultrasessantenni che lei considera vinto in partenza. Tanto da voler evitare ogni faccia a faccia in tv. Corbyn, impegnato a rimettere insieme i pezzi del Labour almeno per la campagna elettorale, prova comunque a crederci ancora, promettendo un Paese e una Brexit "più giusti". Mentre Farron gioca la carta del no a "una hard Brexit" e Sturgeon quella dell'indipendenza della Scozia da un regno che May vuole portare ancor "più a destra".