Terrorismo
Aumenta il bilancio delle vittime italiane a Nizza: i morti sono sei
ale a 6 il bilancio delle vittime italiane della strage di Nizza. Sono Mario Casati, Carla Gaveglio, Maria Grazia Ascoli, Gianna Muset, Angelo D'Agostino e il ventenne italoamericano Nicolas Leslie. Migliorano le condizioni di Andrea Avagnina, in rianimazione all'ospedale di Nizza. E' bastato vedere lo sguardo del padre, gli occhi rossi e la smorfia, per capire che non c'era più nulla da fare per la mamma. Matilde, 14 anni, ha saputo questa mattina che la madre Carla Gaveglio è una delle 84 vittime dell'attentato terroristico di giovedì scorso a Nizza. A dirglielo è stato il padre Piero Massadri, giunto questa mattina all'ospedale Pasteur di Nizza dove lei è ancora ricoverata. Al suo fianco c'era anche l'ambasciatore italiano in Francia, Giandomenico Magliano, in rappresentanza delle istituzioni. Quella tragica sera Matilde e la mamma erano assieme sulla Promenade des Anglais. Avevano guardato i fuochi, erano felici. Mentre passeggiavano sul lungomare l'orrore si è abbattuto su di loro. Il camion guidato da Mohamed Bouhlel non le ha risparmiate nella sua folle corsa. La ragazzina ricorda di aver visto la mamma mentre veniva caricata in ambulanza. "Mi sembrava che stesse bene, aveva problemi al bacino e alle gambe", ha raccontato. Piero Massadri si è precipitato sulla Costa Azzurra dopo aver saputo dell'attentato. Ha trovato quasi subito la figlia, ferita alle gambe in modo non grave, poi si è messo a setacciare l'ospedale alla ricerca della moglie. Ma senza esito. "Sono giorni e notti che non dormo. Nessuno ci dice niente. E' straziante", ha ripetuto ai media. Questa mattina - come gli altri parenti delle cinque vittime italiane - è stato convocato al consolato generale di Nizza, in Rue Gambetta. La voce del funzionario non prometteva nulla di buono. È lì, poco prima delle otto e mezza, che è stata comunicata la lista ufficiale degli italiani deceduti. Qualche minuto di sconforto e poi Piero Massadri è salito in auto per dirigersi all'ospedale. Lo aspettava un altro compito, il più difficile di tutti. Intanto alcune famiglie delle vittime dell'attentato di Nizza hanno annunciato l'intenzione di denunciare lo Stato e il comune cittadino perché ritengono che il dispositivo di sicurezza messo in campo per la Festa nazionale del 14 luglio non fosse all'altezza della minaccia. Tra queste, anche la famiglia di Fatima, la madre di sette figli scomparsa nel dramma. Per Hanane, una delle figlie, il dispiegamento di forze era troppo leggero. "Non è normale che un camion, soprattutto un tir, possa circolare liberamente. Tutti i nostri conoscenti, ma anche persone che non conosciamo, ci suggeriscono di sporgere denuncia", ha detto ai microfoni di radio Europe 1. "C'erano pochissimi agenti", dice da parte sua Kamel, che ha perso la figlia di 8 anni, il nipote di 2 e la mamma. Sporgerà denuncia anche lui per permettere di capire come sia possibile che tutto ciò sia accaduto. "Non voglio che succeda ancora", ha aggiunto. Per essere più forti lui e altri famigliari intendono unirsi in una sorta di class action per denunciare il comune di Nizza e lo Stato francese.
SULL'ATTENTATO DI NIZZA INDAGINI ANCHE IN PUGLIA
Si chiama Chokri Chafroud il cittadino tunisino che avrebbe avuto contatti con l'attentatore di Nizza e che ha vissuto per alcuni anni in Puglia. Ricostruire la rete dei suoi contatti è l'obiettivo della Digos di Bari. Gli investigatori, coordinati dal pm Antimafia Renato Nitti, stanno eseguendo una serie di verifiche in luoghi e su specifiche utenze. In particolare, dopo un sopralluogo effettuato a Gravina in Puglia, nell'abitazione dove il tunisino abitava con altri due connazionali, gli agenti della Digos stanno passando al setaccio tutti i contatti dell'uomo. Stanno ascoltando parenti e amici che ancora vivono in provincia di Bari con l'obiettivo di comprendere il possibile collegamento con l'attentatore di Nizza. Si sta anche verificando l'ipotesi avanzata dalla polizia francese sul ruolo del tunisino residente in Puglia come tramite con cittadini albanesi che avrebbero fornito l'arma usata nella strage. In recenti indagini antimafia di Bari non di rado è emersa l'esistenza di trafficanti di armi e droga di nazionalità albanese residenti sul territorio pugliese. Tuttavia al momento, a quanto si apprende da fonti vicine agli ambienti investigativi, gli accertamenti escluderebbero collegamenti fra il tunisino e gruppi criminali e anche fra l'uomo e personaggi legati al mondo dell'estremismo islamico.