Autista di Falcone rivela alla Commissione: "Mi disse, sarò procuratore Antimafia"
"Avrei sperato di essere su questi banchi molto prima: non ho avuto possibilità di dare il mio contributo". A distanza di 27 anni dal terribile attentato di Capaci che costò la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta, l'unico testimone diretto sopravvissuto a quella strage ha deposto davanti alla Commissione parlamentare. Una "amnesia" inspiegabile per Giuseppe Costanza, l'autista di Falcone con cui il magistrato aveva un rapporto strettissimo di stima e fiducia. Tanto da confidargli una notizia non ancora ufficiale che doveva restare riservata. "E' fatta: io sarò il procuratore nazionale antimafia prenditi il brevetto per l'elicottero". A sottolineare durante l'audizione (RPT: sottolineare durante l'audizione) questo particolare, raccontato da Costanza ai commissari durante l'audizione svoltasi a porte chiuse e il cui contenuto è stato in parte 'secretato', è stato un altro magistrato che conosceva molto bene Falcone, il senatore Pietro Grasso, ex procuratore a Palermo e alla Dna. Costanza ha ricostruito nei dettagli come si svolgeva il suo lavoro al fianco del magistrato antimafia nel mirino di Cosa nostra. "Presi servizio nel 1984 a Palermo all'ufficio Istruzione. Dopo una settimana di tirocinio il dottor Falcone mi chiese se ero disponibile a guidare la sua auto, domanda che mi stupì ma non più di tanto. Capii meglio quando si usciva: c'era una attenzione particolare nei suoi confronti, un elicottero, una macchina civetta e due volanti che aprivano e chiudevano il corteo", ha raccontato Costanza alla Commissione Antimafia presieduta dal senatore Nicola Morra. L'autista ha ricordato anche il giorno dell'attentato all'Addaura, che secondo le parole dello stesso Falcone sarebbe stato progettato da 'menti raffinatissime'. "Mi chiamò a casa comunicandomi i suoi spostamenti: mi disse che aveva due ospiti all'Addaura (i magistrati svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann ndr) ndr. Rientrai in servizio e come si faceva abitualmente scesi sulla scogliera. Quel giorno si rinvenne un borsone con una muta da sub poggiata sopra. Venne trovato un contenitore metallico e un altro collegato con fili: si capì subito che era una bomba e fu dato l'allarme. Il magistrato era incredulo e mi chiamò: cosa è? Lei l'ha vista? Finalmente si convinse". L'artificiere, ha sottolineato Costanza, fu bravissimo "e con una minicarica l'ha fatto brillare, ha aperto come se si fossero usate le chiavi, nulla fu distrutto". L'autista del magistrato ha detto anche che subito dopo quell'attentato stipulò una assicurazione "affinché in caso di morte i miei avessero un risarcimento. Nel 1992, quando ho subito l'attentato di Capaci, si pensava non ce la facessi a sopravvivere, eppure sono qui. La polizza invece fu inutile: valeva solo in caso di morte".