Il Cara di Mineo chiude, Salvini: "Torneremo all'economia reale"
"Torneremo all'economia reale, quella dell'agricoltura, del commercio, del lavoro e non quella del business dell'immigrazione. Sono orgoglioso di aver liberato questa terra da un problema. Qui i terreni agricoli e gli immobili valevano zero. Questa torna ad essere una parte di Sicilia e dell'Italia, dove le arance valgono perché sono arance e non perché vengono rubate dal primo balordo che esce dal Cara". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini rispondendo alle domande dei giornalisti dopo un incontro nel Cara di Mineo.
"I cittadini del Calatino e di Mineo non verranno lasciati soli perché questo è l' inizio di un percorso di rinascita. Se uno digita Mineo su Google esce stupro omicidio, furti, spaccio, mafia nigeriana, prostituzione... e invece é un territorio che merita altro e il sindaco mi dice che il valore della produzione agricola e dei terreni agricoli torna ad avere un livello positivo", ha proseguito Salvini.
"Ci sono diversi progetti per riqualificare e rivalorizzare quest'area. Li stiamo analizzando. Quando ci saranno certezze sui tempi e sugli investimenti, ne parleremo. Però l'obiettivo è che non rimanga un deserto". Lo ha detto il ministro Matteo Salvini sul futuro del Cara di Mineo. "Si farà il possibile - ha aggiunto - per aiutare il maggior numero possibile di lavoratori del Cara. Ovviamente fatte salve le inchieste della magistratura che sta valutando se le assunzioni sono state fatte regolarmente o in cambio di voti o di altro e privilegiando l' economia reale del territorio, che non parla di immigrazione ma di agricoltura".
"Contiamo su una soluzione ragionevole. Anche perché non penso che sia affittabile una area di queste dimensioni dall'oggi al domani. Quindi se tutti usano il buon senso, qua si tornerà a produrre". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini sul futuro del Cara di Mineo di proprietà dell' azienda Pizzarotti.
DOVEVA ESSERE IL VILLAGGIO DELLA SOLIDARIETA'
L'idea di realizzare un 'Villaggio della solidarietà' nel residence degli Aranci a Mineo, che ospitava militari Usa di stanza a Sigonella e i loro familiari "è venuta al presidente del consiglio Silvio Berlusconi", rivelò il ministro dell'Interno Roberto Maroni, in una conferenza stampa alla Prefettura di Catania il 15 febbraio 2011, dopo un sopralluogo nella struttura con l'allora premier. L'idea del governo, poi realizzata con un decreto del ministro dell'Interno del 30 marzo 2011, era quella di ospitare a Mineo circa 4mila richiedenti asilo nel Cara presente tra gli agrumeti della Piana di Catania. Al primo arrivo di 'ospiti' una decina di sindaci si schierò, indossando la fascia tricolore, contro il trasferimento di migranti che erano sbarcati a Lampedusa. Nella struttura, ritenuto il Centro accoglienza richiedenti asilo più grande d'Europa, di proprietà della Pizzarotti affittata allo Stato per ospitare richiedenti asilo ci sono state 'punte' di presenze di migranti vicino alle 5.000 persone. Nel Cara hanno lavorato diverse fino a 500 persone di persone, creando mille posti di lavoro nell'indotto. La sua apertura ha creato contrasti sul territorio tra chi sosteneva che la sua presenza era occasione, oltre che di integrazione, di sviluppo e occupazione e chi, invece, ne ha sempre chiesto la chiusura per motivi di sicurezza del territorio. Adesso i sindaci chiedono "una franchigia per la zona" dopo la chiusura del Cara. Il cui annuncio è contestato da centri sociali e associazioni di volontariato e umanitarie. La struttura è stata al centro di 'fari' accesi, ciascuno per propria competenza, dalle Procure di Caltagirone e di quella Distrettuale di Catania. Proprio oggi davanti alla terza sezione penale del Tribunale del capoluogo etneo era prevista un'udienza del processo per turbativa d'asta e falso nell'ambito dell'inchiesta sulla concessione dell'appalto dei servizi dal 2011 al 2014, nato da uno stralcio di 'Mafia Capitale'. L'udienza è slittata al 4 dicembre per lo sciopero degli avvocati penalisti. Tra i 15 imputati anche l'ex sottosegretario Giuseppe Castiglione, in qualità di soggetto attuatore del Cara, che si è sempre proclamato innocente.