Caporalato a Marsala, padre e figlio facevano la cresta sulla 'busta paga'
Sono i marsalesi Filippo e Giuseppe Angileri, di 79 e 49 anni, padre e figlio, e Benedetto Maggio, di 41, i tre marsalesi ai quali, ieri, la Guardia di finanza ha notificato la misura cautelare dell'obbligo di dimora entro i confini del Comune di Marsala nell'ambito dell'indagine che ha fatto luce sul caporalato e lo sfruttamento di numerosi braccianti agricoli romeni nel Trapanese. Erano loro a gestire la cooperativa "Colombaia" che forniva la manodopera a grosse aziende agricole. Giuseppe Angileri e Benedetto Maggio sono cognati. L'indagine, avviata alla fine del 2016 su input di una "fonte confidenziale", è stata coordinata dal sostituto procuratore di Marsala Antonella Trainito, mentre a firmare le misure cautelari è stato il gip Francesco Parrinello. Il reato contestato è "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro". Indagato anche un romeno. Uno dei tanti braccianti ascoltati dagli investigatori (C.C.) ha raccontato di essere stato minacciato con una pistola da Giuseppe Angileri soltanto perché aveva chiesto un aumento. Angileri gli avrebbe, inoltre, detto: "Se hai qualcosa da dire te la vedi con me, non potete dire niente perché siete clandestini". Emerge, inoltre, che i "caporali" avrebbero fatto la cresta su quanto pagato dai titolari delle imprese agricole: Almeno una ventina di euro al giorno per ogni bracciante. A questi ultimi, fino al 2013, la giornata veniva pagata intorno a 35 euro. Nel 2014, ci sarebbe stato l'aumento a 40 euro, mentre i committenti avrebbero pagato circa 60 euro per ogni giornata di lavoro.