Palermo, salta sentenza Ferdico: giudici citano consulente
Erano entrati in camera di consiglio per emettere la sentenza ma dopo alcune ore i giudici della corte d'appello di Palermo, a sorpresa, hanno deciso di integrare l'istruttoria e di citare a deporre, per il 3 maggio, il consulente che lavorò alle indagini con i pm. E' l'insolito colpo di scena del caso Ferdico, il "re dei detersivi" assolto dal gup, in abbreviato, dall'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa e ora sottoposto al processo d'appello. Una vicenda infinita quella dell'imprenditore palermitano. Per Giuseppe Ferdico, la Procura chiese l'archiviazione per ben due volte, poi il gip impose l'imputazione. Il pm propose al termine del processo una richiesta di pena di 8 anni a cui seguì, nel 2014, l'assoluzione perché il fatto non sussiste. Un anno fa, però, la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ritenne il commerciante "socialmente pericoloso", gli applicò la sorveglianza speciale per tre anni e mezzo con obbligo di soggiorno a Palermo, e, soprattutto, gli confiscò un patrimonio di oltre 400 milioni di euro. I legali, gli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Tagliavia, la definirono "una decisione fondata su scelte di stampo para sociologico, disancorata dagli atti processuali". Ma per i giudici la veloce ascesa imprenditoriale di Ferdico sarebbe stata sospetta. Contro l'imprenditore diversi pentiti, tra cui Pipitone e Galatolo, che hanno sostenuto che la mafia aveva usato l'imputato per riciclare denaro sporco.