Ingresso illegale di clandestini, tre scafisti in carcere ad Agrigento
Tre presunti scafisti sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto dalla procura di Agrigento, per aver procurato, in concorso tra di loro, l'ingresso illegale in Italia di 24 tunisini, fra cui 3 minori e una donna.
I tre tunisini - fra cui un 44enne ritenuto il comandante, un 35enne membro dell'equipaggio e un 25enne - hanno trasportato su un peschereccio i migranti e giunti in prossimità delle acque italiane, hanno trasbordato il gruppo su un barchino di ferro al traino, che fino a quel momento era rimasto vuoto.
Subito dopo il trasbordo, il peschereccio ha invertito la rotta dirigendosi verso le coste tunisine.
L'assetto aereo dell'agenzia europea Frontex, denominato "Eagle 1", ha avvistato, in acque internazionali, il peschereccio ed ha ripreso quanto era avvenuto.
Le motovedette di guardia costiera e guardia di finanza, dopo l'allerta, hanno soccorso i migranti e bloccato il peschereccio. L'attività di indagine condotta dallo Sco, dalla Sisco di Palermo dalla squadra mobile di Agrigento, dalla guardia di finanza e dalla guardia costiera di Lampedusa ha permesso di accertare l'assenza a bordo del peschereccio di elementi che comprovassero l'attività di pesca: niente pescato a bordo e reti completamente asciutte. I tre indagati sono stati portati nel carcere di Agrigento, in attesa dell'udienza di convalida.
Hanno pagato 2.500 dinari tunisini, quasi più del doppio del prezzo di 1.000-1.200 dinari, per la traversata in sicurezza cominciata da Sfax.
Sono i 24 tunisini che lo scorso sabato sono stati salvati dalle motovedette Cp281 della guardia costiera e V1302 della guardia di finanza dopo che il peschereccio "Sidi Bohlal Ma605" li aveva trasbordati su un barchino arrugginito di 8 metri e abbandonati al confine con le acque territoriali italiane.
I tre presunti scafisti sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto, emesso dalla procura di Agrigento, dalla polizia, dalla guardia di finanza e dalla guardia costiera.
Non è la prima volta che al largo di Lampedusa emerge il fenomeno dei viaggi non di lusso, ma in sicurezza, che hanno un costo superiore rispetto alla traversata fatta su un natante partito direttamente dalla costa tunisina. Già nel 2023, la squadra mobile di Agrigento, la guardia costiera e la guardia di finanza avevano fatto più fermi di pescatori tunisini convertitisi in trafficanti.
In quest'ultimo caso, portato alla luce grazie al rapido intervento delle unità di soccorso e all'attività investigativa della polizia, è emerso che su quel barchino, che faticava a stare a galla per quanto era arrugginito, i trafficanti di esseri umani avevano messo 5 taniche da 20 litri di gasolio e avevano fornito, quale strumento di navigazione, un gps.