Palermo ricorda il giudice Terranova e Mancuso: uccisi dalla mafia nel '79
Palermo ricorda Cesare Terranova e Lenin Mancuso uccisi il 25 settembre del 1979. Stamane alle 9.30, in via De Amicis, la commemorazione di quel giorno di 45 anni fa, quando, verso le 8,30 del mattino, una Fiat 131 era arrivata davanti alla casa del giudice Terranova per condurlo in ufficio. Il magistrato si era posto alla guida della vettura; accanto a lui il maresciallo di Pubblica sicurezza al quale era stata affidata la sua protezione. L'auto aveva imboccato una strada secondaria trovata inaspettatamente chiusa per "lavori in corso". A quel punto, alcuni killer hanno affiancato l'auto e aperto il fuoco con una carabina Winchester e con delle pistole. Una pioggia di fuoco, una trentina i colpi che non diedero scampo al magistrato e al suo stretto collaboratore. Oggi pomeriggio, alle 17, nella Sala Mattarella dell'Ars, dibattito promosso dal Pd dal titolo "Cesare Terranova: il giudice e l'impegno parlamentare". In serata, alle 20.30, al Rouge e Noir, anteprima nazionale del film di Pasquale Scimeca "Il giudice e il boss". Nato a Palermo nell'agosto del 1921, Cesare Terranova e' entrato in magistratura nel 1946 appena tornato dalla guerra e dalla prigionia. Pretore a Messina e poi a Rometta. Nel 1958 si trasferisce dal Tribunale di Patti a quello di Palermo, qui avviando celebri processi di mafia contro Luciano Liggio e altri boss mafiosi. Giunge poi a Marsala, dove - quale procuratore della Repubblica - svolge numerose e difficili indagini. Eletto deputato, diviene componente della Commissione parlamentare antimafia. Proprio in questi anni alcune sentenze di condanna di pericolosi appartenenti all'organizzazione mafiosa vengono annullate. Molti mafiosi tornano liberi e alzano il livello di scontro contro lo Stato. Terminato nel 1979 il mandato parlamentare, Terranova decide di tornare a Palermo "per terminare il lavoro cominciato". Il 10 luglio, il Consiglio superiore lo nomina consigliere della Corte di Appello. Tutti sanno che e' una scelta "transitoria". Molti danno per scontato che gli sara' attribuita la direzione dell'Ufficio Istruzione. Ma la mafia non gli dara' il tempo di ricoprire il nuovo incarico. Durante la sua attivita' di giudice istruttore a Palermo, Terranova seppe cogliere le metamorfosi che la mafia stava subendo nel suo divenire da agricola a imprenditrice, conquistando privilegi, commesse e licenze edilizie. Nei suoi scritti, il magistrato pone spesso l'accento sulla necessita' di "leggi adeguate, polizia efficiente, giudici sereni" quali strumenti indispensabili nella lotta contro le mafie. E per lui non dovevano esistere "santuari inviolabili".