False residenze per permessi di soggiorno: indagati in silenzio a Ragusa
Si sono avvalsi tutti della facolta' di non rispondere i soggetti colpiti dall'inchiesta sulle 'false residenze" a Ragusa ai fini dell'ottenimento di permessi di soggiorno per una trentina di persone di origine tunisina. La donna che secondo la ricostruzione delle indagini avrebbe gestito le pratiche e un uomo di nazionalita' tunisina assieme al quale le avrebbe gestite sono difesi dall'avvocato Fabrizio Cavallo; due soggetti, all'epoca dei fatti, nel 2022, dipendenti del comune di Ragusa (uno dei quali oggi presta servizio in un altro comune del Ragusano) sono difesi dall'avvocato Marco Comitini e una donna con obbligo di dimora e un altro ai domiciliari, che sarebbero coinvolti nella attribuzione delle residenze, sono difesi dall'avvocato Emilio Cintolo. Gli interrogatori si sono tenuti davanti al gip Ivano Infarinato presso il Tribunale di Ragusa. Assente il sostituto procuratore Silvia Giarrizzo, la pubblica accusa era rappresentata dal sostituto Martina Dall'Amico. Secondo la tesi accusatoria, gli indagati avrebbero in concorso favorito la residenza in abitazioni, circa una decina, nella disponibilita', per consentire ai soggetti stranieri di poter ottenere la residenza che in realta' non sarebbe stata effettiva. In questo le ipotesi corruttive in cui risulterebbero indagati i due dipendenti pubblici che avrebbero attestato la residenza. L'ottenimento della residenza sarebbe stato alla base di pratiche, falsate da queste irregolarita', per l'ottenimento di permessi di soggiorno o ricongiungimenti famigliari.