Truffa ai fondi emergenza covid, coinvolto anche brigadiere: i nomi
C’è anche un ufficiale dei carabinieri tra i capi dell’organizzazione nel Catanese che ha portato avanti una truffa sui fondi dell’emergenza covid. In tutto 10 persone con misure cautelari, perché ritenute a capo dell’organizzazione, mentre altre 15 sono indagate. In alcuni casi c’è la contestazione dell’aggravante per mafia per via dell’agevolazioni di un noto esponente della cosca Santapaola Ercolano. L’operazione scattata all’alba condotta dalla polizia, dal Servizio centrale operativo, della questura di Catania e dal reparto prevenzione crimine.
In manette e spediti in carcere Paolo Marrangony, 50 anni, Alessandro Mirabella, 62 anni, Andrea Papplardo di 46 anni, Michele Adolfo Valerio Pilato di 65 anni, e Gabriele Santapaola di 39 anni. Obbligo di presentazione invece per gli altri 5 indagati: Alberto Angelo Casisi di 32 anni, Paolo D’Angelo di 62 anni, Concetto Massimino di 56 anni Paolo Monaco di 38 anni e Claudio Nicotra di 46 anni. Le accuse nei loro confronti a vario titolo sono di associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate ai danni dello Stato, indebita percezione di erogazione in danno dello Stato, falso in scrittura privata, falso ideologico in atti pubblici. C’è anche l’aggravante, per i soli Marrangony, Mirabella, Pappalardo, Pilato e Santapaola di aver agito anche per agevolare il clan Santapaola-Ercolano.
L’indagine sviluppata grazie ad intercettazioni telefoniche, telematiche e videoregistrazioni. Queste verifiche hanno consentito di acquisire gli elementi di prova a carico del presunto sodalizio criminale. Il gruppo avrebbe incassato contributi pubblici consistenti in finanziamenti di vario genere. Fondi erogati da istituti bancari e garantiti dallo Stato, il cosiddetto decreto liquidità emanato per fronteggiare l’emergenza economica da Covid19. Tali finanziamenti, secondo quanto emerso dalle indagini, venivano erogati sulla base di documentazione falsa e presentata da soggetti che non avevano i presupposti di legge.
Sempre secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, al vertice dell’associazione criminale vi sarebbero il funzionario di un noto istituto di credito catanese, Alessandro Mirabella. Con lui anche il direttore generale della Cofisan Consorzio Fidi Andrea Pappalardo. Avrebbero promosso ed organizzato l’attività dei sodali Santapaola, Casisi, D’Angelo, Marrangony, Masismino, Monaco, Nicotra e Pilato imperniata su un preciso e ben rodato modus operandi. Gli indagati, sfruttando anche la semplificazione burocratica dettata da quel periodo di emergenza garantito a imprese, lavoratori autonomi e liberi professionisti titolari di partita Iva, avrebbero assicurato l’accesso fraudolento ai finanziamenti. Tutto si imperniava sulla falsa documentazione reddituale per agganciare l’indebita erogazione del contributo.