L'incendio all'aeroporto di Catania e il ruolo dello scalo di Comiso: dubbi sulle scelte di Sac
"Continuano gli incredibili disagi, subiti da utenti locali o provenienti da ogni dove, a causa dell’incendio verificatosi tre settimane fa all’Aeroporto di Catania. Disagi (e danni economici) per le aziende, disagi per gli utenti ragusani costretti a rientrare a casa anche con nove giorni di ritardo o per i turisti che hanno dovuto dire addio alle agognate vacanze, disagi per le persone che non sono riuscite a rientrare al lavoro o per i pazienti che dovevano sottoporsi a delicati interventi chirurgici o, dopo averlo fatto, sono dovuti rientrare tra mille peripezie. Un banale incendio ha messo in crisi un sistema evidentemente precario di suo". Lo afferma in una nota, Maurizio Villaggio, responsabile Dipartimento Regionale alla Pianificazione Territoriale della Democrazia Cristiana.
"Tutto ciò ha messo in evidenza le assurdità delle scelte compiute da SAC, dopo oltre un decennio di gestione, riguardanti l’Aeroporto di Comiso. Messo all’opera, lo scalo ibleo ha dato prova di efficienza, attenuando le criticità di un sistema gestito in maniera irrazionale (eufemismo), se è vero che lo scalo comisano è tenuto da oltre due lustri in perenne agonia, fluttuante tra la vita e la morte, con poche tratte, utilizzato il meno possibile, in costante perdita. È un caso che andrebbe studiato nelle facoltà universitarie di Economia e mostrato a monito agli studenti come modello da non imitare. Il pacchetto di maggioranza della società di gestione dell’Aeroporto di Comiso (So.A.Co.) fu acquistato all’epoca con il solo scopo di non permettere che la SEA di Milano entrasse come concorrente nel bacino di utenza di Catania: da allora, SAC si è sempre comportata non da socio di maggioranza ma da concorrente, evitando accuratamente che lo scalo comisano operasse nella normalità. È un danno per tutti. Per il territorio ibleo che all’inefficienza voluta (da altri) del suo Aeroporto, assomma lo scippo della Camera di Commercio e la sottrazione, per mano maltese, della gestione del Porto Turistico di Marina di Ragusa. È un danno per tutto il sud est siciliano che potrebbe (e dovrebbe) fare sistema ed esaltare le sue potenzialità enormi, anziché dividersi, difendendo ognuno la propria contrada, il proprio campo, il proprio orto, il proprio fosso. È un salto di qualità che la Politica è chiamata a compiere. Ma con essa anche una classe imprenditoriale che, in questi anni, ha avuto più volte occasione di mettersi alla prova e che si è tirata colpevolmente indietro volta per volta".