Giorno della Memoria: la banalità del male e il dramma dello sterminio pianificato
Il 27 Gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa aprendo i cancelli di Auschwitz, vaso di Pandora polacco e punta dell'iceberg nazista e dei loro complici, scoprono il male assoluto, ciò che si non si vide o non si volle vedere.
Il dramma dello sterminio pianificato, della “banalità del male" riecheggio' quindi prepotente nello shock internazionale e nelle parole dei sopravvissuti, oggi sempre più esigui, in pochi frammenti video cristallizzati nella mente di coloro che furono al tempo stesso protagonisti e testimoni di uno dei tristemente primordiali eventi mondiali che calamitarono l'opinione pubblica del “Secolo Breve".
Ieri e soprattutto oggi prevale giustamente la memoria, il ricordo, la celebrazioni e la rievocazione più o meno approfondita; elementi compositi saldati a livello legislativo con istituzione di apposita giornata internazionale nel 2005, e anticipata dalle nostre istituzioni nel 2000, e promossa con apposita sensibilizzazione di anno in anno calendarizzata specie per i giovani e giovanissimi, studenti, universitari e lavoratori, presente e futuro della nostra società.
Quando però la memoria e il ricordo si trasformano in litania, in retorica, in puro apparato o peggio nella strumentalizzazione politica e nella consuetudine temporale facciamo in buona o in cattiva fede torto ai milioni di vittime ebrei, rom, sinti, omosessuali, oppositori politici e apolidi, rastrellati e trucidati per avere avuto il coraggio di opporsi, spesso mai ritrovati.
Nella nostra coscienza di donne e uomini occidentali(zzati), civili, e impegnati, forse più a parole che nei fatti, impegnati in molte cause, ma spesso ancora preda di gelosie, rivalità e odi, rintuzzati dai piccoli e grandi problemi quotidiani si faccia corale l'appello a non dare spazio ai rigurgiti di intolleranza, alla xenofobia di ogni sorta, al negazionismo becero, ai leoni da tastiera e al disimpegno individualista.
Dovremmo piuttosto farci guidare dal triplice antidoto contro discriminazioni ed intolleranze- i cui esempi palesi pullulano le cronache quotidiane-, ovvero ascolto dei testimoni, uso e rielaborazione critica delle fonti storiche e non da ultimo un appello al senso di responsabilità del singolo e della collettività.
Perché al di là di presunti trionfalismi, e visioni ascendenti del percorso storico di ognuno, sposo in pieno la citazione di G.Santayana “ Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo", un appello e un monito quotidiano, reso indelebile da una delle poche forze universali: la Verità, unita al coraggio di scelte difficili, ma indispensabili per noi “umani".
Chiara Russo