Commerciante di Pachino 'non perseguitò la suocera': il giudice lo assolve
Il Giudice Monocratico del Tribunale di Siracusa, Giulia D’Antoni ha assolto il commerciante pachinese G.A., difeso dall’avvocato Luigi Caruso Verso.
L’uomo era accusato di condotte persecutorie nei confronti dell’anziana suocera, con la quale viveva, insieme ai propri figli, dopo la prematura scomparsa della moglie.
La vicenda giudiziaria era scaturita da una denuncia, presentata, nel 2017, dall’anziana donna nella quale erano rappresentate condotte persecutorie, consistenti in minacce e maltrattamenti, da parte del genero, motivate da questioni di natura ereditaria.
In base a queste accuse, che il processo ha dimostrato del tutto infondate, il Gip aveva emesso nei confronti dell’uomo, completamente incensurato, la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla presunta persona offesa, costringendolo a lasciare l’abitazione in cui viveva da circa trenta anni.
Nonostante le testimonianze dei due figli della donna ( nel frattempo deceduta ) I.C. e I.V. e delle rispettive mogli, il costrutto accusatorio ha mostrato tutta la sua fragilità quando l’avvocato Luigi Caruso Verso ha chiamato a testimoniare due figli dell’imputato (nipoti della denunciante), i quali hanno detto a chiare lettere che la denuncia della nonna era stata una ritorsione nei confronti del genero, che, aggredito da uno dei cognati, aveva sporto querela contro l’aggressore, attendendo l’ultimo giorno utile, nella speranza, vana, che il cognato gli chiedesse scusa per il suo comportamento.
All’ultima udienza istruttoria, l’avvocato aveva prodotto la registrazione di una conversazione, tra l’anziana donna e la nipote, nella quale la suocera dichiarava espressamente di aver denunciato il genero perché questi aveva querelato il cognato .
Il P.M. e l’avvocatessa di parte civile, Maria Elena Scirè , chiedevano la condanna dell’imputato, mentre l’avvocato Caruso Verso ne chiedeva l’assoluzione per l’assoluta insussistenza dei fatti contestati.
Dello stesso avviso è stato il Giudice, che ha assolto l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”.