I sacerdoti di Rosolini: "Non spegnere i riflettori sulla situazione in Congo"
“Non spegniamo le luci sulla strage in Congo!”. Il Vicariato di Rosolini lancia una petizione promossa per fermare i massacri nella Repubblica Democratica del Congo
Parte da Rosolini, promossa dal Vicariato con le sue parrocchie e gli otto presbiteri (don Luigi Vizzini, don Stefano Trombatore, don Alessandro Spadola, don Sebastiano Sessa, don Giuseppe Rosa, don Giorgio Parisi, don Sandro Faranda, don Jean De Dieu), l’iniziativa denominata “Non spegniamo le luci sulla strage in Congo!” a seguito degli orribili massacri che continuamente si perpetuano nella Repubblica Democratica del Congo, venuti alla ribalta della stampa con l’uccisione dell’apprezzatissimo ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo.
Una situazione difficile che coinvolge anche la Diocesi di Butembo-Beni gemellata ormai da decenni con quella netina. Per non far cadere tutto nel dimenticatoio e per fare cessare la sequenza incessante di brutali omicidi contro la popolazione inerme in vari villaggi, nonostante la presenza dell’esercito congolese e dei caschi blu delle Nazioni Unite, i sacerdoti e le loro comunità parrocchiali si sono mobilitati promuovendo una petizione per rivolgere un appello al Governo e ai parlamentari italiani, al Parlamento Europeo e all’ONU, affinché svolgano il ruolo, che è loro affidato, così da proteggere la vita e garantire dignità e futuro al popolo congolese, intervenendo presto con importanti e cruciali azioni.
“Continueremo – si chiedono sacerdoti a capo delle varie comunità cittadine - a renderci complici, con il nostro silenzio, degli abomini, delle uccisioni, degli stupri, della rapina e del saccheggio delle ricchissime risorse di questa nazione? Ma, soprattutto, non denunceremo le gravissime responsabilità degli Stati occidentali, piccoli e grandi, conniventi con multinazionali senza scrupoli e famelici stati confinanti? Assolutamente no! Sostenuti e incoraggiati anche dalle nostre comunità, vogliamo assumerci le nostre responsabilità, come sacerdoti, come cittadini italiani e del mondo”.
In particolare la petizione chiede di: cambiare le regole d’ingaggio, della missione di pace (Monusco) nella Repubblica Democratica del Congo; condannare e sanzionare le aggressioni e la destabilizzazione prodotta dagli stati confinanti, soprattutto Ruanda, Uganda e Burundi; intervenire per rendere operative le raccomandazioni del Rapporto Mapping, redatto da esperti dell’ONU nel 2010 e, ad oggi, non attuato; istituire un Tribunale Penale Internazionale, per garantire giustizia ai congolesi sui tanti crimini che hanno insanguinato la loro terra; verificare il rispetto della normativa, approvata dall’UE, che obbliga le aziende a dichiarare che alcuni (ancora pochi) minerali non provengano da zone di conflitto;
condannare e contrastare, con forza e senza esitazioni, ogni forma di violenza sulle donne, prime vittime di violenze, di stupri e di ogni forma di vessazioni da parte delle tantissime milizie e gruppi mercenari presenti sul territorio.
“L’appello che lanciamo – affermano i presbiteri - alle varie comunità diocesane e non, alle istituzioni religiose e politiche, ai movimenti, alle associazioni, ai partiti, alle organizzazioni, sindacali e a tutte le cittadine e cittadini d’Europa e del mondo intero, di sottoscrivere questo appello (on-line su Change.org), affinché sulle donne, sugli uomini e sui bambini della Repubblica Democratica del Congo torni a risplendere la luce”.