Avola, indagini su nuove minacce a Borrometi dopo la lettera della figlia del boss
C'è una indagine in corso degli agenti del Commissariato di Avola per minacce nei confronti del giornalista - scrittore Paolo Borrometi. Il direttore della Spia è stato raggiunto pochi giorni fa da insulti ed intimidazioni sui social. “Paolo Borrometi ti deve venire un cancro in bocca… Per tutte le bugie che dici", si legge tra i commenti. La minaccia è scaturita dal fatto che l’articolo in oggetto parlava dell’ultima interdittiva antimafia della Prefettura di Siracusa, che ha disposto la chiusura di un chiosco gestito della nuora di Michele Crapula, considerato legato al clan Trigila di Noto. Secondo quanto svelato dal giornalista uno degli autori di quei post è la nipote dello stesso Crapula. I commenti intimidatori sono diversi “sei un essere spregevole… Un giorno dovrai dare conto a Dio”. E ancora “fai vivere in pace chi già ha sofferto. Ma tu stai portando all’esasperazione una famiglia intera. C’è chi per le tue ossessioni non può lavorare buttando sangue e sudandosi il pane. Ma giustizia sarà fatta. E tu ne soffrirai. Buon natale signor carnefice. La mafia siete voi.”
La figlia del presunto capomafia di Avola, Desire Crapula, alla vigilia di Natale, aveva scritto una lettera al giornalista d'inchiesta di Modica, Paolo Borrometi. Lo ha fatto nel suo profilo facebook evidenziando di essere stanca di essere tacciata per mafiosa, lei ed i suoi fratelli. Si tratta di una risposta che la signora Crapula fa ad un link del giornalista - scrittore, autore del libro "Un morto ogni tanto" e di essere disposta ad affrontarlo in un dibattito pubblico, insieme ai suoi fratelli.
Non si fermano le minacce rivolte al giornalista Paolo Borrometi. Il direttore del quotidiano La Spia è stato raggiunto pochi giorni fa da nuovi insulti e intimidazioni sui social in risposta ad un articolo pubblicato sul proprio giornale. “Paolo Borrometi ti deve venire un cancro in bocca… Per tutte le bugie che dici", si legge tra i commenti. La minaccia è scaturita dal fatto che l’articolo in oggetto parlava dell’ultima interdittiva antimafia della Prefettura di Siracusa, che ha disposto la chiusura di un chiosco gestito della nuora di Michele Crapula, considerato legato al clan Trigila di Noto. Secondo quanto svelato dal giornalista uno degli autori di quei post è la nipote dello stesso Crapula. I commenti intimidatori sono diversi “sei un essere spregevole… Un giorno dovrai dare conto a Dio”. E ancora “fai vivere in pace chi già ha sofferto. Ma tu stai portando all’esasperazione una famiglia intera. C’è chi per le tue ossessioni non può lavorare buttando sangue e sudandosi il pane. Ma giustizia sarà fatta. E tu ne soffrirai. Buon natale signor carnefice. La mafia siete voi.” Borrometi, che a causa di minacce come le ultime recapitate alla sua persona vive sotto scorta da anni, ha commentato l’accaduto e formalizzato un nuovo esposto dopo il post pubblicato dalla signora Desiree Crapula, figlia del boss Michele Crapula, la quale ha scritto rivolgendosi al direttore de La Spia: “Per essere denominati mafiosi, bisogna che si venga condannati con una sentenza penale emessa dai tribunali. Circostanza questa che non è mai avvenuta sulla mia persona e in quella dei miei fratelli.” Intorno a Paolo Borrometi si sta creando un clima ostlle alla sua figura di giornalista antimafia come ha denunciato lui stesso in risposta alle minacce e ai commenti di chi lo accusa di “vivere e mangiare da anni nei cortili mediatici”. Quei commenti “non sono solo gravi - ha commentato Borrometi - ma anche pericolosi per la mia persona per il clima che si sta instaurando intorno a me ad Avola e non solo e con il forte timore per la mia incolumità”. Infine ha concluso Borrometi “nel post leggevo un incredibile astio nei miei confronti ed una sorta di chiamata a raccolta contro il sottoscritto”. Dopo gli esposti presentati alla procura di Avola anche nei confronti della famiglia Crapula è stato dato il via all’iter d’indagine.
"Caro dottor Borrometi le rispondo al suo link dicendogli che la lettera da me scritta, è una lettera scritta da una persona incensurata,che non ha mai riportato condanne, che non è stata mai processata in procedimenti penali connessi e/o collegati in quelli di mio padre e sopratutto non è una lettera di provocazione..Per tanto la invito cortesemente e cordialmente a non utilizzare mai più nei miei confronti e in quelli dei miei fratelli l’appellativo di 'mafiosi'.
Per essere denominati mafiosi . - scrive ancora Desirè Crapula - come lei benissimo mi può insegnare essendo un dottore in legge, bisogna che si venga condannati con una sentenza penale emessa dai tribunali. Circostanza questa che non è mai avvenuta sulla mia persona e in quella dei miei fratelli.
La invito inoltre, a non essere blasfemo, a non utilizzare il nome di DIO invano e da abbandonare linguaggi romaneschi da Santa inquisizione. Nella mia lettera non ho chiesto a nessun cittadino di appoggiare la mia causa, cosa che invece la signoria vostra fa per cercare tifosi per vendere il suo fantastico libro.
Io non sono mai stata in cerca dell'appoggio di persone che mi facessero l’applauso, ma mi sono sentita in dovere di scrivere pubblicamente per la prima volta, a seguito di tutte le accuse infondate e che da lei mi vengono rivolte. Caro dottor Borrometi ha lei giustamente parlato di provvedimenti, ordinanze e sentenze emesse dalle autorità giudiziarie competenti ed io a punto a questi atti mi rifaccio e mi riporto integralmente.
Grazie all’operato della magistratura che oggi noi siamo persone pulite e incensurate, per tanto io la invito ha pubblicare tutte le sentenze gli atti che la signoria vostra ha letto e che è in suo possesso, non solo colgo l’occasione per invitarla ad un dibattito pubblico tra lei, me e i miei fratelli al fine di confrontare i documenti che ha lei e tutti gli atti giudiziari e amministratitivi che sono in nostro possesso per mezzo del nostro difensore.
Colgo l’occasione per ricordarle che questo non deve essere visto da lei come replica alle accuse infondate che muove nei nostri confronti, ma come un modo sano e civile in cui si instaura un vero contraddittorio tra le parti al fine di far vedere pubblicamente a tutte le persone che ci leggono e vedono, di comprendere chi dice il vero e chi dice il falso. Le comunico inoltre che dopo questa mia risposta - conclude la figlia del presunto boss - mi ritiro in silenzio stampa al fine di evitare che si crei un cortile mediatico sulla mia pelle e in quella dei miei fratelli, perché da un po’ di tempo a questa parte siamo diventati il suo bersaglio preferito per incrementare la sua vendita di libri e accreditare la sua carriera professionale. Non me ne voglia nessuno, Cordiali saluti".