Fiaccole accese ad Avola per l'infermiera assassinata
Piazza Umberto I ad Avola è un bagno di folla. In questo scorcio di settembre la città s'è fermata. Un'intera comunità indignata per una violenza inaudita che ha portato alla morte una donna, una mamma, un'infermiera, massacrata con 5 coltellate, ancora senza un perchè. Gli avolesi sono scesi in piazza, per una fiaccolata fortemente voluta dal Centro Antiviolenza Doride di Avola e dall'amministrazione comunale per dire no ad ogni forma di violenza. C'è il sindaco Luca Cannata, assessori, consiglieri comunali, la vice presidente della Commissione regionale Antimafia, Rossana Cannata. Ci sono pure il marito della vittima che abbraccia le sue due figlie, gli anziani genitori, arrivati da Caltanissetta e gli amici di Loredana Lopiano, l'infermiera di 47 anni, che è stata uccisa giovedì mattina mentre si apprestava ad andare a lavoro. Ci sono anche i compagni di classe della figlia di 16 anni della vittima che quella mattina era ancora in casa quando Giuseppe Lanteri avrebbe brutalmente ucciso la donna.
Alla fiaccolata c'è pure don Maurizio in rappresentanza della Chiesa avolese, gli scout, i rappresentanti dell'Associazione antiviolenza "Doride", gente comune, turbata per un episodio che non ha alcuna giustificazione. Presenti anche gli striscioni, oltre alle fiaccole accese che in corteo hanno attraversato via Cavour, via Mazzini, via Roma, corso Vittorio Emanuele, per poi fare rientro in piazza Umberto I. E' una marcia silenziosa, i volti sono carichi di dolore e indignazione. Il pensiero è alle figlie di Loredana Lopiano che hanno perduto la loro mamma, ancora giovane. "Fede siamo con te", "Loredana R.i.p., la IV C è con te", è quanto hanno scritto su uno striscione i compagni della ragazza rimasta orfana di madre. Poi ce n'è un altro che apre il corteo, con il primo cittadino in prima linea "Nessuno muore in questa terra, finché vive nel cuore di chi resta".
“Le parole questa sera sono forse anche un di più rispetto a quello che voi, con la vostra presenza, state dando”, ha detto la presidente del Centro Antiviolenza Doride, Tea Romano. "Penso che Loredana adesso ci stia guardando - ha aggiunto - e sarebbe stata contenta di vedervi tutti qui per lei. Per noi del centro Antiviolenza - continua la presidente - questo tragico avvenimento è una sconfitta. La violenza nei confronti delle donne è un problema che viene da lontano, ha un’origine patriarcale ed è soprattutto data dallo squilibrio dei poteri tra uomini e donne. Bisogna incidere molto dal punto di vista culturale, facendo prevenzione, ed è per questo che avevamo già organizzato un programma da svolgere all’interno delle istituzioni scolastiche, un programma che adesso dedicheremo a Loredana Lopiano”.
A farle eco il primo cittadino di Avola, Luca Cannata, visibilmente scosso dall’immane tragedia: “La città è forte e questo lo dimostra la grande partecipazione che c’è qui oggi, una partecipazione che vuole testimoniare che siamo tutti insieme vicini alla famiglia di Loredana”. "Siamo qui con voi - ha aggiunto Cannata - perché crediamo nei valori umani, crediamo in quella mamma da sempre impegnata a curare non solo la sua famiglia, ma anche il dolore e la malattia delle persone affette da cancro (Loredana Lopiano lavorava come infermiera nel reparto oncologico dell’ospedale G.Di Maria di Avola, ndr), una donna da prendere indubbiamente come esempio, affinché sia il suo operato sia la sua immensa sensibilità verso il prossimo siano per tutti un insegnamento”.
La parola è poi passata a don Maurizio, parroco della Chiesa San Giovanni Battista di Avola: “Loredana era una persona veramente speciale, realizzata nella famiglia, nel lavoro, nelle relazioni. Ho voluto accendere un cero che arde per Gesù (cero che don Maurizio ha tenuto tra le mani durante tutta la fiaccolata, ndr), la vita di Loredana è stata come un martirio: il suo corpo a terra crocifisso, come le scene della Passione di Cristo. Possiamo ben dire che Loredana ha dato la vita. Noi che crediamo nel Signore, e Loredana era una donna di grande Fede, abbiamo l’obbligo di aiutare tutti. Ma è anche vero - ha concluso il parroco - che se le persone vanno aiutate, gli atti di violenza vanno condannati”. Un momento toccante, che scuote le coscienze non solo di Avola, ma di tutta l’Italia e che ci lascia con un amaro in bocca che sarà davvero difficile da mandar giù, per alcuni anche impossibile.
Cecilia Santoro