Canicattini, lacrime e rabbia per l'addio a Laura IL VIDEO
Dolore e rabbia in chiesa Madre a Canicattini Bagni per l'ultimo addio a Laura, vittima di un femminicidio. In strada c'è tutto il paese e non tutti riescono a trovare posto nella chiesa principale della città al limite della capienza. Molti i volti rigati dalle lacrime, tanti aspettano fuori in attesa che il feretro esca dopo la benedizione per far volare in cielo i palloncini che la gente ha preparato per la ragazza: bianco e rossi. Rossi come il colore del sangue che la giovane mamma ha versato. C'è tanta emozione nell'aria, palpabile. Nel primo banco della Matrice, c'è il papà di Laura, un uomo distrutto dal dolore che viene colto da malore appena comincia il rito funebre. Le istituzioni sono tutte presenti a cominciare dal prefetto di Siracusa, Giuseppe Castaldo, la sindaca Marilena Miceli, il comandante provinciale dei carabinieri, Luigi Grasso ed altri ufficiali dell'Arma. C'è pure Paolo Amenta, già sindaco di Canicattini e attuale presidente del consiglio comunale, il vice sindaco, Domenico Mignosa che accompagna il prefetto dal papà di Laura per le condoglianze. Poi tanta gente comune che si è stretta attorno alla famiglia Petrolito.
Così l'arcivesvo di Siracusa, Salvatore Pappalardo durante l'omelia. "Ci siamo chiesti il perche' di tanta violenza e il perche' di tanta sofferenza. E voi tutti avete vissuto con particolare partecipazione emotiva questi eventi tragici. Bisogna dire no alla violenza. Celebrando le esequie di questa nostra sorella chiediamo - ha continuato il prelato nella sua omelia - al Signore che dia a lei la vita eterna e susciti nell'animo di colui che e' stata la causa di questa morte vero pentimento. Chiediamo al Signore che anche i nostri sentimenti siano quelli di Cristo Gesu'".
Ma c'è pure tantissima rabbia per un omicidio che poteva essere fermato. Laura, prima della tragica fine, aveva confidato i suoi timori ai servizi sociali ed anche ai carabinieri, però non aveva avuto il coraggio di mettere nero su bianco. Non l'avrebbe fatto per temere ritorsioni. Probabilmente una denuncia le avrebbe salvato la vita.