Palermo, domani le richieste dei pm per "Stato-mafia"
Dopo dieci udienze, domani la pubblica accusa del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, nel concludere la requisitoria, formulera' le richieste di pena per gli imputati: politici, carabinieri e mafiosi accusati di "dialogare" per mettere fine alle stragi del 1992 e 1993 in Sicilia e nel resto dello Stivale. L'accusa, rappresentata dai pm Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia e dai sostituti della Procura nazionale antimafia, Francesco Del Bene e Nino Di Matteo, formuleranno le richieste per i boss mafiosi Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Cina; per gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno; e per Massimo Ciancimino, Marcello Dell'Utri e l'ex ministro Nicola Mancino. Quest'ultimo deve rispondere del reato di falsa testimonianza; Ciancimino di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Tutti gli altri sono accusati di violenza e minaccia a Corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato.
Un processo imponente: iniziato il 27 maggio 2013, 210 le udienze (inclusa quella di domani), centinaia i testi ascoltati dalla Corte di assise presieduta da Alfredo Montalto, anche eccellenti: su tutti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il primo nella storia della Repubblica ad essere ascoltato come teste, mentre era ancora titolare al Quirinale.
Non ci sara' il "capo dei capi", il corleonese Salvatore Riina, detto "u curtu", morto il 27 novembre scorso, che in questi quattro anni e mezzo di dibattimento ha sempre partecipato, seppure in video conferenza, a tutte le udienze. Anche negli ultimi tempi, seppure allettato. Le ultime sue parole, in questo processo, sono state registrate il 9 febbraio 2017. Aveva fatto clamore la sua disponibilita' a sottoporsi alle domande. Poi il cambio di rotta: "Sto male. Non intendo sottopormi all'esame del pubblico ministero e delle parti".