Siracusa, tedeschi scrivono a Garozzo: no al Solarium a Calarossa
Continuano le proteste a Siracusa contro il progetto di un nuovo solarium che occuperà parte della spiaggetta di Calarossa in Ortigia. Dopo la presa di posizione di SOS Siracusa e di molti dei residenti e, malgrado le rassicurazioni del sindaco, Giancarlo Garozzo, è la volta di alcune famiglie che hanno scelto di trasferirsi a Siracusa dall’estero. Riceviamo e pubblichiamo l’appello scritto dalla signora Maria Cristina Picciolini Theimer e inviato oggi al sindaco.
“Egregio Signor Sindaco Garozzo,
siamo una famiglia italo-tedesco, felicemente residenti da quasi tre anni ad Ortigia. La nostra è stata una scelta di vita, nata da un vero “innamoramento a prima vista”. Una scelta di vita, se vogliamo, non indifferente, quella di lasciare la Germania per Milano e poi definitivamente per Ortigia, senza avere nessuna origine siciliana. Qua abbiamo deciso di far crescere nostro figlio di 7 anni, in questa cittadina a misura d’uomo, e a ritmi umani, dove anche il clima mediterraneo permette molta vita all’aria aperta, e fa da cornice speciale a questa svolta. In questi tre anni abbiamo avuto modo di conoscere le varie realtà del luogo, tra i nativi di Ortigia, forestieri e stranieri che hanno fatto la nostra stessa scelta. Le varie mentalità e le esperienze di vita di ognuno di noi, si sono mescolate e molte divergenze costruttive e opinioni personali sono cresciute, sempre nel rispetto di questo luogo magico per tutti, e per ognuno diversamente. L’altro giorno, leggevo di nuovo online, a distanza di circa un anno dell’idea di costruire un solarium a Calarossa. Un argomento già discusso dove ci siamo mobilitati in tanti ad Ortigia per firmare la petizione e dove è servita, mi sembra, solo per poco tempo. Oggi, noi che abbiamo scelto la bellezza naturale di Ortigia, torniamo a preoccuparci del futuro di Calarossa, l’unica spiaggia che unisce ricchi e poveri senza nessun “UNTERSCHEIDUNG”. La mia lettera non vuole essere polemica, anzi vuole essere una passeggiata con Lei, lungo le mura di Levante per poi affacciarsi insieme, su quella ringhiera che dall’alto ci fa scoprire l’unica bellezza, rimasta libera da ferraglia arrugginita, ad Ortigia. Non ha la sensazione che siamo ancora in tempo per salvare qualcosa di cui tutti, tornando a casa, anche dalle vacanze, racconteremo, che ad “Ortigia la natura è come una persona alla quale portiamo rispetto, è come una persona che si porta dietro un mondo, una storia, una atmosfera.”? Come lei avrà capito, non si può amare e vivere in un luogo rimanendone fuori. Non si può vivere ad Ortigia rimanendo indifferenti a quello che le succede, spesso per mancanza di attenzione o per i forti interessi che stanno in una manciata di miserabili obbiettivi politici che sono convinti che privatizzando, si crea lavoro e favoritismi altrui. Creare lavoro ad Ortigia è altro, è innanzitutto impegnarsi su quello che esiste senza dilaniarlo, è imparare ad ascoltare le esigenze del turista, ed è capacità di vedere la bellezza per fermarsi al momento giusto. Lavoro stagionale, fa rima con depressione invernale. Guardare a 12 mesi lavorandone 10 è il segreto che sta scritto tra i due ponti che ci uniscono alla terra ferma, basta solo un po’ di lungimiranza per metterlo in pratica”.
A. C.