Migranti, al porto di Catania 86 superstiti: i morti sarebbero 64 nel naufragio dell'Epifania
Sarebbero 64 i migranti morti nel naufragio di sabato scorso al largo della Libia. Lo scrive su Twitter Flavio Di Giacomo, portavoce della sezione italiana dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni. E' quanto emerso dalle testimonianze raccolte dal personale di Oim Italia a Catania, tra i migranti giunti ieri seram su nave "Diciotti" della Guardia costiera e sbarcati stamani. Il gommone, al momento della partenza, trasportava 150 migranti. I superstiti sono 86; 8 i cadaveri recuperati e 56 quelli che sarebbero dispersi in mare.
Dalle prime ricostruzioni fornite da alcuni dei superstiti, sembra che i sopravvissuti abbiano aspettato almeno due ore l'arrivo dei soccorsi. Aggrappati a quel che restava del gommone, si aiutavano gli uni con gli altri, mentre osservavano altre persone lottare per sopravvivere. "Purtroppo, in questo lasso di tempo almeno 64 persone, tra cui molti bambini, avrebbero perso la vita in mare", dice Teo Di Piazza, coordinatore Msf dell'attivita' di supporto psicologico in Sicilia.
Delle 14 persone assistite dagli psicologi di Msf, nove hanno perso almeno un membro della famiglia e tutti hanno perso almeno una persona cara durante la traversata. Tra i sopravvissuti ci sono anche un bambino di tre anni che ha perso la madre e una famiglia di undici persone in cui si sono salvati solamente in tre. Il barcone sarebbe partito la notte precedente al soccorso dal porto di Garrabuli, a est di Tripoli, con circa 150 persone a bordo e verso mezzogiorno avrebbe cominciato ad imbarcare acqua mentre le condizioni del mare peggioravano.
"Nonostante gli sforzi delle autorita' europee ed italiane per chiudere ad ogni costo la rotta mediterranea e bloccare le persone in Libia, uomini, donne e bambini continuano a rischiare la vita e a morire in mare", afferma Tommaso Fabbri, capo missione di Msf in Italia, "questa continua tragedia non si risolvera' con stretti corridoi umanitari per pochi. Solo l'apertura di vie legali e sicure stabili e sostenibili per chi e' in cerca di protezione potra' evitare che persone disperate mettano i loro destini e quelli dei loro figli nelle mani dei trafficanti".
Commenta Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr: "Queste vite vanno salvate a terra e in mare, senza esitazioni: ogni giorno la loro vita e' a rischio".