Mafia e voti di scambio, 9 arresti a Niscemi: ai domiciliari l'ex sindaco La Rosa
Un patto politico-mafioso siglato nel 2012, che avrebbe inquinato l'amministrazione comunale per cinque anni a Niscemi, grosso comune della provincia di Caltanissetta, e che avrebbe potuto prolungare i suoi effetti anche oggi. Seduti al tavolo degli scambi elettorali e affaristici ci sarebbero stati il boss di Niscemi Giancarlo Giugno, gia' detenuto, e l'ex sindaco Francesco La Rosa, candidato anche in questa tornata e sconfitto al ballottaggio di domenica scorsa, entrambi arrestati oggi dalla polizia di Stato, nonche' il capomafia di Gela Alessandro Barberi, da tempo recluso in carcere.
"Il patto e' stato sottoscritto - spiega il capo della Squadra mobile Marzia Giustolisi - in vista delle elezioni del 2012 e ha certamente condizionato l'amministrazione in questi anni. Su questo si e' focalizzata la nostra inchiesta. Da una parte i boss di Niscemi e Gela, dall'altro La Rosa e altri amministratori e suoi collaboratori". Tra gli arrestati, infatti, anche un ex consigliere della lista di La Rosa e due esponenti del suo entourage politico. In tutto nove le ordinanze di custodia cautelare per i reati di associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Dda. Le indagini degli uomini della squadra mobile unitamente a quelli del commissariato di Niscemi e Gela, hanno permesso di accertare che appartenenti a 'Cosa nostra' di Niscemi e di Gela si incontravano in aperta campagna per discutere degli accordi politico-mafiosi.
I soggetti colpiti dal provvedimento del Gip di Caltanissetta sono nel dettaglio il boss di Niscemi Giancarlo Giugno, 58 anni, già detenuto nel carcere di Terni; l'ex sindaco Francesco La Rosa, 54 anni, Salvatore Ficarra, 47 anni; Francesco Spatola, 53 anni; Francesco Alesci, 48 anni; l'ex consigliere Calogero Attardi, 31 anni; il padre imprenditore Giuseppe Attardi, 54 anni; Salvatore Mangione, 47 anni; il fratello Giuseppe, 44 anni. In particolare: Giugno, Ficarra, Spatola e Alesci sono accusati di associazione di tipo mafioso, per aver fatto parte di Cosa nostra; La Rosa, gli Attardi e i Mangione di scambio elettorale politico-mafioso in concorso. Gia' il 18 luglio 1992 il Comune, dopo la sindacatura di Paolo Rizzo, cognato del boss Giugno, era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. A conferma dello stretto interesse mostrato dai mafiosi niscemesi per la politica e per le elezioni amministrative del maggio 2012, il reggente, tornato in liberta' l'11 marzo 2010, ha chiaramente manifestato particolare attivismo nell'influenzare i nuovi equilibri politici locali nel periodo di piena campagna elettorale.
Le indagini hanno accertato l'interessamento del boss alle elezioni amministrative del Comune di Niscemi del 6 e 7 maggio 2012 e al successivo ballottaggio del 20 e 21 e all'elezione di La Rosa, gia' consigliere comunale, consigliere provinciale ed assessore di Niscemi, nonche' all'elezione di Calogero Attardi, iscritto alla lista civica del La Rosa, a consigliere comunale. A tali elezioni era interessato anche Alessandro Barberi, all'epoca reggente di Cosa nostra a Gela e rappresentante provinciale, il quale, non solo si incontrava segretamente con Giugno, ma manteneva i contatti con quest'ultimo anche per tramite dei suoi cognati, tutti residenti a Niscemi, Ficarra e Spatola. Da sempre Giugno e' stato attivo in politica, nelle fila della Democrazia cristiana, tanto da rivestire il ruolo di consigliere comunale a Niscemi nel 1991, anno in cui e' stato tratto in arresto a Genova per aver favorito la latitanza del boss gelese Barberi. Un ruolo di 'ambasciatore' il suo all'interno dell'organizzazione criminale mafiosa nissena, con una netta e rivendicata ingerenza nella vita politica locale e provinciale.
Le dichiarazioni del pentito Ciro Vara e quelle dei collaboratori di giustizia gelesi Massimo Carmelo Billizzi e Emanuele Celona hanno confermato il ruolo di collettore tra mafia e politica di Giugno. Le intercettazioni durante le elezioni del 2012 hanno documentato anche il prezzo pagato dai politici: denaro, assunzioni nelle societa' di Giuseppe Attardi, padre del candidato Calogero, lavori in comune con la turbativa delle gare, l'acquisizione di commesse.
IL PROCURATORE DI CALTANISSETTA: QUADRO ALLARMANTE SULLA POLITICA
"Le indagini delineano un quadro allarmante del rapporto esistente fra mafia e politica. Si tratta di uno scenario sul quale bisogna fare ulteriori approfondimenti per verificare il tipo di incidenza sugli appalti e quali sono i vantaggi illeciti che Cosa nostra ha conseguito". Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone, a margine della conferenza stampa svoltasi in procura per illustrare i dettagli dell'operazione che ha disvelato gli intrecci fra mafia e politica, con l'arresto dell'ex sindaco di Niscemi. "Il Comune di Niscemi e' stato gia' oggetto di scioglimento per infiltrazioni mafiose nel '92 e nel 2004. A Niscemi, con Giancarlo Giugno, c'e' una forte presenza mafiosa e si tratta di un territorio ad altissima densita' mafiosa, per il legame esistente anche con Cosa nostra di Gela. E' un mandamento - ha aggiunto il procuratore - abbastanza agguerrito sul piano mafioso ed e' evidente che in questo contesto l'organizzazione mafiosa agisce secondo i canoni tradizionali. Tenta di infiltrarsi nel tessuto economico, sociale ed imprenditoriale e per far questo il punto di partenza e' quello di inquinare il processo di formazione della volonta' popolare e riuscire a piazzare nei posti opportuni gente con la quale preventivamente si e' raggiunto un accordo".