Strage di Portella Ginestra, l'Antimafia rende pubblici tutti gli atti
La commissione Antimafia pubblica tutti gli atti acquisiti sulla strage di Portella della Ginestra, nei pressi di Palermo, dove il primo maggio del 1947 fu insanguinato dall'eccidio di lavoratori consumato dalla banda di Salvatore Giuliano per conto di oscuri mandanti politici. Lo ha detto la presidente della commissione, Rosy Bindi, intervistata da 'Repubblica'. "Oggi piu' che mai - ha affermato Bindi - serve un sereno giudizio politico, la verita' su quegli avvenimenti non puo' essere piu' solo giudiziaria, va ricostruita una verita' politica da ricercare in sede istituzionale. E questo vale per le stragi del '92 e del '93 come per Portella. Da quel '47 la mafia non ha mai smesso di stare dentro alle cose dell'Italia. E' sempre stata presente quando si voleva interrompere una fase di cambiamento, una voglia di democrazia: da allora ha sempre frenato la crescita del Paese". Bindi ha sottolineato che "da Portella, la mafia e' stata la prima nemica della democrazia. Con gli agrari e i monarchici uso' Giuliano. Fu un eccidio politico, declassato con depistaggi e omissioni a fatto criminale, opera di banditi. Gli unici processati. Ma un testimone, Gaspare Pisciotta, al processo parlo' di quella Santissima Trinita': banditi, Stato e polizia. Poi e' stato ucciso da un caffe' alla stricnina all'Ucciardone". Bindi ha poi osservato: "Per le stragi del '92 e del '93 ? e lo dico con il massimo rispetto per il lavoro dei magistrati ? secondo me fin dal principio e' mancato un vero coordinamento e una sede unica delle indagini. Falcone aveva immaginato questo ruolo per la procura nazionale antimafia ma, negli anni, e' diventata un'altra cosa".