Siracusa, il nostro viaggio a Ortigia: Garibaldi in gabbia fra cassonetti e pisciatoio
Garibaldi non avrebbe mai immaginato che accostati al busto che lo raffigura, collocato nella villetta del Foro Italico a Siracusa, ci fossero i cassonetti della spazzatura, un bagno chimico e i tubi innocenti pronti a coprire la spiaggetta dei Sette Scogli per il ricostruendo solarium, elegante ma chiassoso e inopportuno. E nemmeno nel 1836 avrebbero mai potuto ipotizzare che la passeggiata della Marina, voluta “per decoro e delizia della città” fosse sede di locali dallo stile poco consono al luogo e dal nome dal dubbio gusto. Eppure siamo a ridosso delle mura spagnole, del basamento di torre dell’Aquila e a pochi metri dalla cinquecentesca Fontana degli Schiavi. Delle condizioni di incuria e ignoranza storico artistica di Ortigia, quella che ancora oggi è chiamata dagli anziani “Siracusa”, si lamentano da anni non solo i residenti riuniti nel “comitato Ortigia sostenibile”, ma gli stessi esercenti del Consorzio Demetra. Salvo Salerno, da anni denuncia lo stato di costante, lento degrado: “Non è affatto vero , afferma,- come propalato da alcuni esponenti dell'amministrazione comunale - che non esiste una regolamentazione precettiva sulla tutela del decoro nei centri storici. E conseguentemente non è neppure vero - come ancora sostenuto dall'assessore Italia - che, in materia vige a Ortigia la più completa liberalizzazione delle attività commerciali, specie quelle di ristorazione. In realtà esiste il Codice dei Beni Culturali, all'art. 52 e la Circolare n. 8 del 21 aprile 2015 Prot. n. 19498, firmata dal direttore generale Pennino: non solo la Soprintendenza e il Comune possono, anzi devono limitare le concessioni di suolo pubblico in prossimità degli immobili di rilievo culturale, ma addirittura possono arrivare a revocare concessioni già attribuite che risultino non compatibili” conclude Salerno. Che Ortigia sia un serraglio è agli occhi di tutti. Via Capodieci: un banco frigo per i gelati, ingombra la strada, di fronte tavolini, alle pareti dell’edificio la ferraglia delle pompe di calore. Uno dei residenti chiama i vigili urbani, che prontamente arrivano, fanno spostare il banco frigo e tutto si risolve con una bonaria stretta di mano, probabilmente tra qualche giorno i banchi frigorifero saranno due. A pochi metri di distanza la corte dello Steri che conserva tracce architettoniche del XIV e XV secolo, ricolmo di ombrelloni e tavolini. Via del Consiglio Reginale, tra le poche testimonianze superstiti ai terremoti che hanno distrutto la Siracusa medievale, via non pedonalizzata. A stento si riesce a passeggiare, facendosi largo tra tavolini, insegne pubblicitarie. Un’indicazione abusiva spinge i turisti ad attraversare la stradina per recarsi a piazza Duomo e ad affrontare il labirinto di plastica che invade la piazzetta con il giardino recintato. Lungomare Alfeo: l’invasione del suolo pubblico e i tavolini avanzare, fila su fila. Ma per fortuna esiste altro, esistono gli esercenti che amano il nostro centro storico, che desiderano regole, attenzione e che hanno paura che il nostro Patrimonio e la nostra bellezza vengano svalutati e offerti al miglior offerente, sono gli associati al “Consorzio Demetra” presieduta da Giuseppe Lo Manto. (1 continua) Anita Crispino