Trani, operazione anti caporalato: sei arresti
Sei persone sono state arrestate nel corso della notte appena trascorsa ad Andria dalla polizia, in collaborazione con la guardia di finanza, che ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. I sei sono accusati, a vario titolo, di reati riconducibili al fenomeno del 'capolarato'. Le indagini erano state avviate dalla Procura di Trani all'indomani del decesso della bracciante agricola Paola Clemente, avvenuto nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015. Maggiori dettagli saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terra' presso la Procura della Repubblica di Trani alle 10 alla presenza del Procuratore facente funzioni nonche' dei vertici provinciali della polizia di stato e della guardia di finanza. I sei arrestati sono accusati - a vario titolo - di truffa ai danni dello Stato, illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro. Si tratta di Ciro Grassi, titolare dell'azienda di trasporti tarantina che portava in bus le braccianti fino ad Andria; del direttore Pietro Bello e del ragioniere Giampietro Marinaro, dell'agenzia Inforgroup di Noicattaro (Ba), che aveva assunto Paola Clemente per lavorare nei campi; e ancora del bracciante Oronzo Catacchio e delle sorelle Maria Lucia e Giovanna Marinaro (quest'ultima ha beneficiato dei domiciliari), la prima moglie di Grassi e la seconda ritenuta una delle caposquadra per il lavoro nelle campagne. Nel registro degli indagati, dopo la morte della donna, erano finite sette persone per omicidio colposo e omesso controllo. La vicenda di Paola Clemente, la 49enne bracciante di San Giorgio Jonico stroncata nel 2015 da un malore mente era al lavoro nei campi della provincia di Bari (vicenda per la quale oggi sono state arrestate sei persone), e' stata ricordata appena pochi giorni fa a Taranto nell'assemblea della Cgil pugliese presente anche il segretario generale del sindacato Susanna Camusso. In quell'occasione a Taranto, presente anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha parlato anche Salvatore Arcuri, marito della Clemente. "Io non cerco vendetta, voglio solo che ci sia giustizia e verita' sul caso di Paola". "Mia moglie - aveva ricordato ancora Arcuri davanti ai delegati della Cgil di Puglia - era una grande lavoratrice, ogni mattina si alzava alle due meno dieci ed io continuo a tenere il suo telefono acceso: ogni giorno alla stessa ora la sveglia continua a suonare. Vorrei che quest'iniziativa non sia solo un ricordo ma che davvero possa esserci un cambiamento per tutti i lavoratori agricoli, tanti sono quelli che soffrono e molti sono gli sfruttati". A Taranto, poi, la Cgil, con Camusso, Emiliano e il segretario pugliese, Giuseppe Gesmundo, ha donato proprio ad Arcuri una copia rilegata della legge contro il caporalato varata nei mesi scorsi dal Parlamento. E ad ottobre scorso, proprio nel ricordo di Paola Clemente, la Cgil aveva anche scoperto, nella propria sede di Andria, in provincia di Bari, una targa dedicata alla bracciante scomparsa. "Ma il caporalato non e' sconfitto" hanno evidenziato a Taranto, in una conferenza stampa, Cgil e Flai Cgil (il sindacato dei lavoratori dell'agroalimentare) denunciando il caso di cinque braccianti romeni, tre uomini e due donne, che insieme ad altri hanno vissuto da "segregati" nelle campagne di Ginosa (Taranto). A braccianti romeni, e' stata la denuncia del sindacato, era "anche proibito avere contatti con l'esterno, fare la spesa e persino acquistare i farmaci che servivano per la loro salute". Cgil e Flai hanno poi reso noto di aver aiutato questi cinque braccianti romeni che hanno abbandonato le campagne dove erano al lavoro, offrendo loro "un rifugio sicuro e protetto". Sul caso, intanto, indagano i Carabinieri. E proprio in relazione alla vicenda ultima sollevata da Cgil e Flai, oggi Confagricoltura Taranto dichiara che "generalizzare e' sempre sbagliato, soprattutto quando si parla di temi scottanti come il caporalato". Per Confagricoltura Taranto, "i recenti fatti di cronaca che hanno avuto come teatro le campagne di Ginosa, vanno inquadrati per quello che sono: fatti specifici, che vanno addebitati a chi li commette, come succede per ogni altro tipo di reato che abbia a che fare con il lavoro. Il caso di Ginosa - sottolinea Confagricoltura - evidenzia piuttosto che vi sarebbero responsabilita' a carico di malavitosi di origine straniera, sebbene comunitaria". "In provincia di Taranto - aggiunge il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzaro - le aziende agricole occupano circa 29mila dipendenti, tra stagionali e fissi, e sono il fulcro di un'economia vitale che sta resistendo alla crisi e alle calamita'; anzi, sta offrendo prove generose della sua capacita' di innovare e di trovare nuovi mercati per l'export. Questo mondo, naturalmente, non fa notizia, come non la fa l'onesta' di tantissimi imprenditori che danno "lavoro buono" e rispettano il contratto, senza sfruttare e senza ledere diritti. Fare di tutta l'erba un fascio, bollare tutti indistintamente come "sfruttatori" non serve a intervenire dove il problema c'e' per davvero, ma travolge l'agricoltura per intero". "E' per questo - conclude il presidente di Confagricoltura Taranto - che continueremo a contestare l'impianto della legge contro il caporalato che, invece di contrastare le nicchie di criminalita' in agricoltura, rischia seriamente di trasformare gli agricoltori in una categoria sinonimo di sfruttamento: per Confagricoltura questo e' inaccettabile, le aziende perbene non si toccano".