Smaltimento illegale di rifiuti nel Napoletano, sigilli a società
Sequestro beni nel Napoletano da 200 milioni di euro. Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza partenopea sta eseguendo il decreto emesso dal gip nei confronti di un gruppo imprenditoriale operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
Sigilli a fabbricati, terreni, autoveicoli e rapporti bancari che costituiscono il frutto e il reimpiego di tutta una serie di condotte delittuose connesse, tra la altro, al reato di disastro ambientale.
Il sequestro e' preventivo e di iniziativa (et non un decreto emesso dal gip, come erroneamente scritto in precedenza, ndr.) e riguarda beni intestati ai fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono Pellino, cui fanno capo diverse societa' del settore rifiuti e del noleggio aeronavale, nonche' di loro familiari cui nel tempo sono stati ceduti quote societarie e beni.
I tre fratelli, imprenditori di Acerra, sono stati condannati in Appello dalla IV sezione penale di Napoli per disastro ambientale e altri reati (mentre l'accusa di associazione a delinquere e l'aggravante di aver favorito il clan Buttone sono cadute anche per prescrizione) nel procedimento scaturito dall'indagine 'Carosello-Ultimo atto' che nel 2003 ha svelato come rifiuti industriali del Nord contenenti cadmio, olii minerali, zinco, diossine, amianto, provenienti da industrie del Nord Italia, ma anche i fanghi di Porto Marghera, siano stati venduti come compost con l'artificio del 'giro bolla' che li classificava come 'non pericolosi', e sversati nelle campagne dell'agro nolano e casertano o depositati in cave tra Acerra, Giugliano, Qualiano e l'area flegrea di Bacoli. Oltre 200 i terreni cui sono stati posti i sigilli. Il processo e' pendente in Cassazione.