Riciclaggio: 212 mln da Catania alla Cina, sequestri e 60 indagati
Un tesoro da 212 milioni volato dalla Sicilia alla Cina in pochi anni. Operazione della Guardia di finanza di Catania che ha sequestrato disponibilita' finanziarie per cinque milioni e settecento mila euro oltre alle le apparecchiature informatiche di un Money Transfer, appartenenti a due cinesi a tempo residenti nel capoluogo etneo. 'Sigilli' a 18 rapporti bancari tra conti correnti, conti deposito e cassette di sicurezza, intestati o comunque nella disponibilita' di Lin Yuqin e Zhang Jiantong. Coinvolte 60 persone, di cui 27 indagati per associazione a delinquere a carattere trasnazionale finalizzata al riciclaggio e alle violazioni agli obblighi antiriciclaggio e per esercizio di attivita' abusiva di agente in attivita' finanziaria; 33 cinesi risultano inoltre indagati per infedele o omessa dichiarazione dei redditi. Colpito il profitto del reato di esercizio professionale abusivo nei confronti del pubblico dell'attivita' di agente finanziario, uno dei delitti per i quali i coniugi Lin Yuqin e Zhang Jiantong sono indagati. Il reato si sarebbe concretizzato attraverso sette agenzie di "Money Transfer" attive nel capoluogo etneo di cui solo due erano intestate formalmente ai coniugi cinesi; nelle altre cinque invece avrebbero operato soggetti di comodo, italiani e cinesi, ritenuti dagli investigatori dei prestanome che, secondo le indagini, rispondevano direttamente alla coppia.
Le indagini sono nate da un approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette con anomali trasferimenti di enormi flussi finanziari da Catania verso la Cina. E' emerso un volume complessivo di movimentazioni in contanti verso la Cina pari a circa 212 milioni di euro. Gli ingenti trasferimenti, relativi agli anni dal 2010 al 2014, provenivano da cittadini di nazionalita' cinese e transitava dalle agenzie di "Money Transfer" coinvolte nel circuito criminale. Attraverso attivita' tecniche rese difficili dall'interpretazione di conversazioni avvenute in differenti dialetti cinesi, gli investigatori hanno scoperto che le transazioni, previa riscossione di una provvigione pari al 2,7% (circa 5,8 milioni di euro) da parte di Lin Yuqin e Zhang Jiantong, avvenivano con il cosiddetto metodo dello "smurfing" attraverso il frazionamento dell'importo, oggetto di trasferimento, in singole operazioni inferiori alla soglia consentita per legge in modo tale da aggirare gli obblighi imposti dalla normativa antiriciclaggio. La maggior parte dei mittenti delle somme di denaro risultava inesistente per effetto delle alterazioni di codici fiscali e di documenti di riconoscimento, mentre alcuni di coloro che venivano identificati risultavano gia' noti alle cronache giudiziarie in quanto imputati per contrabbando, ricettazione o contraffazione o, in alcuni casi, titolari di attivita' commerciali che dichiaravano al Fisco volumi d'affari anche nettamente inferiori rispetto al denaro inviato in Cina.