Eutanasia, il dj Fabo scrive a Mattarella: è un altro caso Welby
E' diventato cieco e tetraplegico a causa di un incidente di auto e non con il decorso di una malattia degenerativa. Ma la storia di Fabiano Antoniani, che si è rivolto con un videomessaggio al Presidente della Repubblica, è a tutti gli effetti un nuovo caso Welby. Come lui costretto all'immobilità, senza speranza di guarigione e stanco di esser tenuto in vita da un respiratore artificiale. Intanto il dibattito politico sul testamento biologico, che arriverà il 30 gennaio in aula alla Camera, assume di sempre più i contorni di uno scontro ideologico. "Sono sempre stato un ragazzo molto vivace. Un po' ribelle, nella vita ho fatto di tutto. Ma la mia passione più grande è sempre stata la musica", scrive a Mattarella Fabiano, in arte Dj Fabo. "In questi anni ho provato a curarmi", ma "senza risultati" e "da più 2 anni sono bloccato a letto immerso in una notte senza fine. Vorrei poter scegliere di morire, senza soffrire". In questi dieci anni dalla morte di Welby, molto è cambiato, spiega Mario Riccio, il medico che gli staccò la spina. "L'Italia è pronta a una legge che riconosca il diritto del malato di interrompere le terapie. Il sentire dell'opinione pubblica, come dimostrano i sondaggi, è molto cambiato". Inoltre, prosegue, "con la sentenza su Walter Piludu il Tribunale di Cagliari ha disposto alla Asl di procedere col distacco dai macchinari, quello per cui io sono stato accusato e poi prosciolto", spiega Riccio. "Rimane però - aggiunge - grande resistenza nel mondo politico e un silenzio assordante da parte dei medici". Mentre di fatto "già oggi nelle terapie intensive, 18mila pazienti l'anno muoiono per la decisione di medici di interrompere i trattamenti sanitari". Numeri che fanno capire l'importanza di una legge. In Commissione Affari Sociali, dove è incardinato il testo sulle disposizioni anticipate di trattamento, il numero degli emendamenti è passato dai 3000 presentati a poco più di 250 ammessi, che ora andranno esaminati uno per uno. Riassume così la contrapposizione il presidente della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi: da un lato "il centrodestra difende il valore della vita, rifiutando in particolare la privazione di idratazione e alimentazione e la riduzione del medico a semplice esecutore di volontà pregresse". Dall'altro "il centrosinistra appare schierato per soluzioni che configurano un percorso eutanasico". Sul fine vita, "c'è stata un'improvvisa e inspiegabile accelerazione", criticano Paola Binetti e Rocco Buttiglione (Udc), che si augurano "un cambio di passo" per far sì che "non si ignorino questioni delicate". È una legge "inaccettabile, la peggiore che si potesse immaginare" per Alessandro Pagano (Lega dei Popoli-Noi con Salvini), che annuncia "barricate su ogni singolo emendamento". Parla di "un testo inaccettabile e superficiale" Gian Luigi Gigli (Democrazia solidale-Centro democratico) che "introduce l'eutanasia in forma omissiva". Da punto di vista giuridico, però, precisa l'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, "rispettare la volontà di desistere nei trattamenti sanitari, così come prevede il ddl, è cosa ben diversa dal somministrare a un paziente un farmaco per morire". Questo testo sul fine vita, aggiunge "è un passo fondamentale verso il riconoscimento del diritto di scegliere come e quando terminare la propria vita e interrompere la propria sofferenza". I deputati M5S in Commissione Affari Sociali si augurano che "il testo giunga in Aula quanto prima e che il Pd non accetti l'indebolimento del provvedimento con compromessi al ribasso". "Da troppi anni - concludono - l'Italia aspetta una legge che preservi la dignità dei malati nella fase terminale della loro vita".