Siracusa, "non sono un eroe e non voglio fare la fine di Libero Grassi"
La sua vita e quella della sua famiglia è diventata un inferno da quando ha deciso di denunciare gli estorsori a Palermo che gli chiedevano il pizzo per una delle sue attività imprenditoriali. Oggi, Giuseppe Gennuso parlamentare all’ Assemblea regionale siciliana, si sente abbandonato dallo Stato: “Ho denunciato i fratelli Cosimo e Giorgio Vernengo, figli del boss Pietro, capomafia del mandamento di Santa Maria di Gesù che sta scontando l’ergastolo per omicidio e sono stato lasciato solo. Io non ho paura, ma temo ritorsioni per i miei figli e per la mia famiglia”. Gennuso così ha deciso di scrivere al ministro degli Interni, Domenico Minniti, al procuratore della Direzione nazionale Antimafia, Franco Roberti, all'Ufficio centrale Interforze per la sicurezza nazionale, al Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative Antiracket e Antiusura per chiedere maggiore tutela alla luce dell’ultima intimidazione che ha subito. Due individui lo hanno bloccato mentre il parlamentare si trovava in campagna e con il volto coperto dai caschi per motociclisti gli hanno detto: “devi ritrattare… , ..devi cambiare versione.., se no la facciamo finita , presuntuoso che sei … …. … hai capito”. Ma non è l’unica minaccia ricevuta dopo la denuncia. Uno dei figli del deputato mentre si trovava a Palermo, è stato apostrofato da alcuni individui non identificati, come “ pezzo di merda che ha fatto arrestare gli amici” era di “ asciugarlo “ ( ucciderlo ). La prefettura di Palermo sul “caso” ha deciso di assegnare a Gennuso una tutela “dinamica”. Si tratta del più basso livello di sicurezza. Una decisione che contrasta ampiamento su quanto scritto dai carabinieri di Siracusa e dal Commissariato di polizia di Pachino, luogo dove il parlamentare ha un’altra attività imprenditoriale, sulla richiesta presentata da Gennuso di avere il porto d’armi per difesa personale. Richiesta negata dalla prefettura di Siracusa, mentre quella dei suoi figli è ancora in fase istruttoria, nonostante le continue sollecitazioni con il rischio di un ulteriore rigetto a causa di “incomprensioni” tra la Questura e la Prefettura. Il Questore di Siracusa aveva dato il via libera scrivendo che " emerge in atto una concreta esposizione a rischio che fa ritenere opportuno il rilascio del titolo richiesto"
“Con questa forma di tutela "dinamica" – afferma Gennuso – rischiamo la vita, perché si tratta di controlli sporadici delle pattuglie dove abbiamo le nostre attività e l’abitazione, mentre non c’è nessuna tutela quando attraverso l’autostrada Catania – Palermo per adempiere ai miei doveri istituzionali. Qui siamo davvero al paradosso. Chi denuncia il racket non viene assolutamente tutelato. Io non voglio diventare un eroe come libero Grassi, voglio salvaguardare la mia vita e quella dei miei familiari. Questo il ministro degli Interni deve saperlo”, conclude Gennuso.
IL PREFETTO: LA TUTELA DINAMICA A GENNUSO E' OGGETTO DI CONTINUE VALUTAZIONI
"La posizione dell'on. Gennuso è stata attentamente valutata in più occasioni dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza che ha adottato le misure che ha ritenuto più congrue per il profilo di rischio". Così il prefetto di Siracusa, Armando Gradone, dopo la denuncia del parlamentare regionale Giuseppe Gennuso sulla mancata autorizzazione per rilascio del porto d'armi da parte della Prefettura. "L'attuale misura di sorveglianza (una tutela dinamica) è comunque oggetto di continue valutazioni per eventuali nuove circostanze che potrebbero emergere" ha concluso il prefetto di Siracusa.