quella di Roma e quella di Palermo
Palermo, "intrigo (inter)nazionale": Procure divise su boss della tratta migranti
Un intrigo. E un groviglio di verbali. Due procure - quella di Roma e quella di Palermo - che indagano e raggiungono risultati diversi sulla stessa persona. La prima ritiene che Mered Medhanie Yehdego - "il generale" - il "re" dei trafficanti di esseri umani che gestisce la tratta di esseri umani tra Libia e Italia sia quello raffigurato nelle fotografie reperite su "fonti open source". La seconda, invece, "il generale" lo sta processando dopo che il 7 giugno e' stato estradato in Italia dal Sudan. Al di la' della foto - dicono i pm della Dda siciliana - la persona detenuta e' "il generale". Per il resto: "no comment". In mezzo il difensore dell'imputato, l'avvocato Michele Calantropo, che sostiene l'errore di persona. "Quello in carcere - insiste - non e' il generale. In cella c'e' un eritreo che si chiama Tesfamariam Medhanie Behre e non c'entra nulla. Anche la Procura di Roma sostiene che nella fotografia inserita nel fermo c'e' il vero generale”.
Oggi infatti il legale ha depositato diversi documenti relativi ad una indagine condotta dal Nucleo Speciale d'intervento-sezione operazioni della Guardia costiera, coordinata dal pm della procura di Roma, Carlo La Speranza. Il pm capitolino ha interrogato un eritreo, il 3 giugno 2015, che ha ammesso: "Conosco solo Medhane... giunto nel 2014 nella sua mezhra Tripoli mi recluto' e mi diede l'incarico di compilare e confrontare le liste (dei migranti, ndr)... ". In precedenza lo stesso eritreo - sbarcato da una unita' militare italiana a Taranto nel luglio 2014 e successivamente arrestato in Svezia nell'ottobre dello stesso anno, processato e condannato in primo grado a 10 anni e 8 mesi di reclusione - detenuto nel carcere romano di Rebibbia, nel corso di un colloquio investigativo (15 maggio 2015) aveva "riconosciuto nell'effigie fotografica" Medhanie Yehdego, ovvero "il generale". Oggi i pm si sono opposti alla richiesta di acquisizione formulata dalla difesa e il presidente del collegio, Raffaele Malizia, si e' riservato una decisione. La riserva verra' sciolta nella prossima udienza, prevista il 10 gennaio. L'avvocato Calantropo in una delle primissime udienze aveva sostenuto di essere riuscito a contattare Misghina Grish - cittadino eritreo, che vive in Canada - che ha conosciuto e conosce il "vero" Mered Yedhgego ed ha acconsentito all'avvocato di accedere al profilo facebook in modo da consultare le chat nel quale sono merse parole di questo tenore: "Non ti preoccupare fratello... Dio ci aiuta a noi e fa uscire a lui perche' non possono fargli niente, perche' lui non ha fatto niente". L'ultimo contatto con Mered - quello vero, secondo la difesa e libero - risale a domenica 20 novembre. "Sempre le persone vivono con la verita' - sostiene Meda Yedhego in chat - questi infami stano rovinando il mio nome, me lo sento. Mentre lui (l'imputato/detenuto) e' accaduto un incidente, e' stato sfortunato".