L'opinione di Salvatore Sequenzia
Il nuovo ospedale di Siracusa all'ex Onp, si vuole cancellare un pezzo di storia
Costruire il nuovo ospedale nell’area dove attualmente sorge l’ex ospedale neuropsichiatrico, così come ha indicato recentemente con un proprio atto deliberativo il consiglio comunale di Siracusa, significa cancellare un pezzo di storia che non appartiene soltanto a Siracusa, una preziosa testimonianza dell’urbanistica sanitaria di età fascista e le opere di maestranze artigianali e di artisti che hanno lavorato in quel luogo.
Oltre al fatto che sul sito è posto un vincolo della Soprintendenza, secondo quanto prescritto dall’art.10, c. 1 D.Lgs. 42/2004, del Codice dei Beni culturali e del paesaggio, e vi è anche un progetto esecutivo che farebbe perdere a Siracusa i relativi finanziamenti, non va per nulla trascurata l’importanza storica e architettonica dell’antico complesso sanitario, considerato da studiosi a livello internazionale uno degli esempi più compiuti di nosocomi realizzati nel ventennio fascista e una mirabile residuo di quei “luoghi della follia”, che si diffusero fra ottocento e novecento in Europa e che furono definitivamente smantellati in Italia con l’introduzione della legge Basaglia per essere riconvertiti in strutture sanitarie con altri scopi e in “cittadelle della salute”.
Il consiglio comunale poteva esprimersi su altre aree idonee – come quella di contrada Tremilia – ma ha optato per la soluzione più “economica” e più infelice.
L’idea di realizzare la struttura nasce nel lontano 1906, quando il consiglio provinciale di Siracusa decide di dotare il proprio territorio di un manicomio per superare i gravi problemi finanziari dovuti all’affidamento dei malati a strutture di altre città. L’incarico viene affidato il 23 maggio 1907 a Gian Battista Cantarutti, personalità distinta ed altamente stimata, ideatore e direttore dei lavori del manicomio di Udine, ritenuto un esempio rispondente ai dettami della scienza costruttiva e a tutti i bisogni che la modernità e la civiltà sanitaria del tempo imponevano. Lo studioso fu coadiuvato dall’alienista Giuseppe Antonini. Il progetto prevedeva la realizzazione di dieci padiglioni separati suddivisi tra uomini e donne, organizzati lungo una fascia centrale dove erano collocati i giardini e i servizi comuni. All’interno erano anche previsti laboratori artigianali, aziende agricole e zootecniche con una porcilaia. Il progetto fu approvato il 12 agosto 1929 e il 12 gennaio 1930 si pubblica l’avviso del bando d’asta per l’assegnazione dei lavori, poi aggiudicati al consorzio cooperativo catanese Vittorio Veneto. Al tecnico locale Vincenzo Minniti viene affidata la progettazione di alcune strutture come la porta civica d’ingresso e gli edifici amministrativi, mentre vengono scelti gli artisti Pasquale Sgandurra di Siracusa e Luciano Condorelli di Catania per realizzare le statue in marmo di Carrara alte due metri da porre all’entrata principale e raffiguranti “Le Tenebre e La Luce la donna affetta da demenza e la donna che ha riacquisito la ragione” e il bassorilievo “La Pietà” da collocare nella lunetta del portale della chiesa. Il complesso sarà inaugurato il 28 ottobre 1934. Esso, insieme all’ex palazzo delle poste, rappresenta una delle opere più pregevoli che il regime fascista abbia realizzato.
La Siracusa antica non può ridursi soltanto al teatro greco, alla cattedrale, a Caravaggio e ad Antonello Da Messina. Le istituzioni e la comunità civile hanno il dovere di salvaguardare anche altre vestigia dell’immenso patrimonio storico e architettonico che Siracusa possiede.