"Chiedilo al mare"
Ultimi ciak nel Sud est per Beppe Fiorello per una mini serie tv
Notte del 25 dicembre 1996, Canale di Sicilia. Muoiono annegati 283 migranti indiani, pakistani e tamil che tentavano di raggiungere l'Italia. È la più grave sciagura navale del Mediterraneo dalla fine della Seconda guerra mondiale ma, nei giorni successivi, del fatto non si ha notizia. Le autorità non credono che sia avvenuto; la tragedia viene quasi ignorata e se ne parlerà come del "naufragio fantasma". Nei mesi successivi, i pescatori di Portopalo di Capo Passero che battono quel tratto di mare trovano decine di corpi umani impigliati nelle reti, ma decidono di tacere per non compromettere il loro lavoro. Beppe Fiorello l'attore acchiappa ascolti di Rai1 torna a febbraio in onda sull'ammiraglia del servizio pubblico con una miniserie di impegno civile liberamente tratta dal libro di Giovanni Maria Bellu. Nel cast anche Giuseppe Battiston. Regia di Alessandro Angelini, prodotto da Picomedia Miniserie. La sceneggiatura è scritta dallo stesso Giuseppe Fiorello con Alessandro Pondi, Paolo Logli, Salvatore Basile. L'attore siciliano oggi su twitter ha postato un video amatoriale delle riprese della fiction e un commento: "grande avventura, immensa e faticosa #quello che sognavo da bambino". Fiorello ha girato a Sampieri, Monterosso Almo, Marzamemi, Portopalo e Palazzolo Acreide. Alcune scene saranno girate anche nella capitale. Il film dai chiari toni drammatici cercherà di fare luce sui 283 morti fantasma di Portopalo che 20 anni fa, nel pieno della solita traversata dalla Libia alla Sicilia, annegarono nel Mar Mediterraneo. Il naufragio avvenne durante la notte di Santo Stefano del 1996. La tragedia, però, non venne "registrata" dalle autorità. Quando nella rete del suo peschereccio il pescatore Saro ritrova gli indumenti e il documento di un giovanissimo srilankese della stessa età di sua figlia, non riesce più a mantenere il segreto su quei corpi che cinque anni prima erano stati pescati nelle acque di Portopalo e ributtati in mare per paura di perdere il lavoro. Anche Saro si era macchiato di quella colpa e allora capisce che è giunto il momento di denunciare tutto, nella speranza di restituire dignità alle anime dei naufraghi e alle loro famiglie lontane, consumate dalla disperazione. Solamente nel 2001, grazie a un'inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, i fatti vennero alla luce.