Dopo diversi attentati
Solarino, racket: quel silenzio delle istituzioni che assorda
Solarino è un comune ibleo di 7500 anime che in questo momento è sotto l'assedio di una vera e propria guerra di racket. Tre incendi dolosi che, nel giro di un mese, e altri due su cui si sta cercando di capire se ci sono collegamenti, hanno colpito altrettanti imprenditori. Una recrudescenza del fenomeno estorisivo su cui stanno indagando i carabinieri e che presto potrebbe trovare evidenze investigative. Paura e preoccupazioni però serpeggiano tra gli imprenditori solarinesi e floridiani. Un clima di tensione che non si può più nascondere e che necessita di una risposta immediata dello Stato.
Torna in mente la recente mobilitazione istituzionale nei confronti del Presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, dopo l'attentato subito la scorsa settimana. Il mondo della politica e delle istituzioni tutto ha fatto sentire la sua voce esprimendo solidarietà; dalla commissione antimafia, ai ministri fino a personalità varie. E come se non bastasse, nel giro di qualche settimana sono arrivati i primi arresti nel messinese, con l'ausilio dei cacciatori di Calabria, che hanno messo al setaccio quei territori inospitali. Tutto come avrebbe dovuto essere.
Ma a Solarino, fino a questo momento, a parte la solidarietà espressa dagli amministratori locali e qualche parlamentare, nessuna voce istituzionale ai vertici degli strumenti di lotta alla mafia si è fatta sentire: nessun comunicato, battage o mobilitazione. Gli imprenditori però hanno bisogno di avvertire presenza e vicinanza delle istituzioni militari, e soprattutto è necessario dare man forte al lavoro di controllo del territorio che già carabinieri e polizia, svolgono ogni giorno con abnegazione e sacrificio. Per non correre il rischio di avere due pesi, due misure, figli e figliastri.