Aveva 76 anni
Palermo, morto il principe Calvello: fu condannato per i legami con la mafia
La sua storia giudiziaria ha raccontato il legame tra mafia e aristocrazia. Ma anche il grado di inquinamento insospettabile dei livelli più alti della società siciliana. All'età di 76 anni è morto Alessandro Vanni Calvello Mantegna dei principi di San Vincenzo. Esponente di una delle più antiche e influenti famiglie della nobiltà siciliana, era stato condannato a sei anni nel secondo maxi processo a Cosa nostra scaturito dalle rivelazioni di Totuccio Contorno al giudice Giovanni Falcone. Era il 1984. Per due anni il principe restò latitante poi si costituì. Collezionista di armi pregiate e appassionato di tiro al volo, il principe era stato indicato come persona vicina al boss Francesco Di Carlo. L'amicizia sarebbe nata tra i banchi del "Gonzaga", il liceo dei gesuiti tra i più esclusivi di Palermo. Alessandro Vanni Calvello avrebbe avuto rapporti di affari con Francesco e Vincenzo Di Carlo tanto da affittare loro un castello a San Nicola l'Arena, dove aprì un nigth club in cui si esibivano grandi artisti italiani e stranieri. Secondo l'accusa, il castello avrebbe ospitato anche summit mafiosi. Il principe avrebbe trascorso la sua doppia vita tra le sale del castello e quelle dei seicentesco palazzo di piazza Croce dei Vespri dove viveva il padre Vincenzo e la madre donna Stefanina Ganci Valguarnera. Tra queste sale il regista Luchino Visconti girò alcune celebri scene del "Gattopardo". Nel 1980 le porte del palazzo si aprirono per un ricevimento in onore della regina Elisabetta venuta in visita in Sicilia. Negli anni Novanta era stato arrestato anche il figlio di Alessandro, il principe Vincenzo, e sempre per presunti legami con la mafia. Ma il giovane venne poi assolto.