Chiaramonte Gulfi
Gli fratturano il naso per fargli dire l'indirizzo di due amiche, due arresti nel ragusano
Per una notte intera avrebbero malmenato e sequestrato un 15enne a Chiaramonte Gulfi (Ragusa) per farsi dire dove abitavano due sorelline, anch'esse minorenni, delle quali uno di loro si era invaghito. Per questo motivo, con l'accusa di sequestro di persona aggravato e lesione personale, la Polizia di Stato di Ragusa ha arrestato Diego Riccobono, di 36 anni, ed un algerino di 40, Bettabghor Rachid. Una terza persona, un 25enne romeno, D.D., è indagata. Il ragazzino è stato ritrovato ieri mattina infreddolito nei pressi della stazione degli autobus di Ragusa ed è stato subito portato nel pronto soccorso dell'ospedale di Ragusa, dove i medici gli hanno diagnosticato la frattura delle ossa nasali, di alcune costole e di un dito di una mano. Le indagini sono scattate dopo la denuncia del fratello del 15enne, che ha detto alla polizia che il fratello aveva litigato con alcune persone più grandi, che lo avevano picchiato. I fatti sarebbero accaduti la notte tra martedì e mercoledì scorso davanti ad un bar di Chiaramonte Gulfi, dove si trovava una comitiva di giovani. Riccobono, in preda ai fumi dell'alcol avrebbe fatto qualche apprezzamento di troppo all'indirizzo di due sorelle che facevano parte della comitiva di giovani. Il 36enne sarebbe stato poi allontanato ma sarebbe tornato con i due amici con l'intenzione di farsi dire dove abitavano le due ragazzine. A quel punto i giovani erano andati via e i tre hanno preso di mira il 15enne, che era rimasto nei pressi del bar in sella al suo scooter, iniziando a colpirlo e facendolo cadere a terra. Dopo averlo picchiato, lo avrebbero fatto entrare con la forza in un'automobile. I tre avrebbero invano continuato a picchiare e minacciare il minorenne per farsi dire dove si trovassero le due sue amiche. Visto che continuava a non dire nulla, lo avrebbero poi abbandonato per strada. I due arrestati sono stati rinchiusi in carcere. Il 15enne, dopo le cure mediche, ha potuto riabbracciare i genitori in questura.