Le inchieste della Procura sugli appalti
Siracusa, bufera giudiziaria su Palazzo Vermexio: tre nuovi indagati
Un vero e proprio terremoto giudiziario scuote Palazzo Vermexio, sede del Comune di Siracusa. L'azione della Procura del Capoluogo sta riguardando i diversi appalti assegnati in questi anni senza bando, ma con affidamento diretto, sui quali si era soffermata l'attenzione e l'azione della consigliera comunale, Simona Princiotta e del deputato nazionale del Pd, Pippo Zappulla. Asili nido, impianti sportivi, telesoccorso e per finire oggi l'affidamento per la realizzazione di un campo estivo per ragazzi sono finiti sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori e della Procura con tanto di iscritti nel registro degli indagati. In tutto 3 consiglieri Alberto Palestro, Giuseppe Assenza, Roberto Di Mauro, un dirigente, Rosario Pisana ( per i primi 3 appalti), il presidente dell'associazione Zuimama, Cristina Aripoli, la dirigente Rosaria Garufi e l'assessore al ramo Valeria Troia per la vicenda odierna. A tutto questo si aggiunge poi l'indagine che vede coinvolto il presidente del consiglio comunale, Antonio Sullo, accusato di favoreggiamento. "I provvedimenti della magistratura dimostrano che le nostre denunce non erano pretestuose, ma fondate. La politica - alza il tono Zappulla - non può più restare a guardare ma deve agire, anche se queste vicende affondano le loro radici nel passato. Allo stato dei fatti il presidente del Consiglio Comunale, Antonio Sullo - insiste Zappulla - non può più restare al suo posto deve dare le dimissioni e se non si vuole dimettere, si deve farlo dimettere. Il dirigente di Politiche sociali, Rosario Pisana - continua - deve essere spostato ad altro settore e se Sullo dovesse essere rinviato a giudizio - conclude Zappulla - il Comune ha il dovere di costituirsi parte civile per il grave danno di immagine che ne è derivato per l'assise cittadina". Un appello finale è stato rivolto dal deputato ai partiti, di qualsiasi colore essi siano, al sindaco, al segretario cittadino e a quello provinciale del Pd, rispettivamente Monterosso e Lo Giudice,, a prendere posizione su vicende che "hanno sempre creato tanto fastidio e sulle quali si è preferito tacere".
E se l'intervento di Zappulla è stato più "politico", quello della consigliera Simona Princiotta è stato più "emotivo": l'esponente dell'area riformista del Pd ha ripercorso le tappe del suo impegno in Consiglio Comunale, caratterizzato prima dall'isolamento politico da parte di tutti gli altri consiglieri, con l'espulsione dal gruppo consiliare del Pd, per mano del capogruppo Pappalardo, poi dalla denigrazione e dalla macchina del fango per finire dalle intimidazioni vere e proprie, come l'incendio della sua auto l'11 agosto 2013. " Tutto perché - racconta con le lacrime agli occhi Simona Princiotta - con i miei atti di indirizzo ero andata a toccare interessi di qualcuno che fino a quel momento nessuno aveva osato mettere in discussione. " Non penso che sia tutto marcio - afferma Princiotta - auspico che quello che di buono c'è si decida ad emergere dopo questa mia azione da apripista". Su una cosa in particolare Simona Princiotta si sofferma alla fina: "le intimidazioni che hanno coinvolto anche la mia famiglia e le persone a me care devono finire. La mia famiglia non può pagare le conseguenze del mio modo di fare politica".