Sforbiciata alla cosca Iozzo-Chiefari, 17 arresti in provincia di Catanzaro
I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, con il supporto dello Squadrone eliportato Carabinieri cacciatori e dell'ottavo Nucleo elicotteri, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 17 persone, tra presunti capi e gregari della cosca Iozzo-Chiefari, federata con i radicata in particolare nei comuni di Torre di Gallace di Chiaravalle. Glin indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio, estorsione e detenzione illegale di armi. Nel corso dell'operazione è stato anche scoperto un deposito di armi dove erano custoditi alcuni mitra, tra cui due kalashnikov, pistole ed una bomba di tipo rudimentale. L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, ha anche luce sul duplice di Giuliano Cortese, di 48 anni, e della sua compagna Inna Abramovia, di 35, di nazionalità ucraina, uccisi a Chiaravalle centrale il 27 aprile 2009.
Nell'inchiesta é coinvolto anche l'ex sindaco di Torre di Ruggiero Giuseppe Pitaro, di 55 anni, cui viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma per il quale il giudice ha
rigettato la richiesta di arresto. "Ho svolto le funzioni di sindaco - afferma Pitaro in un comunicato - fronteggiando le varie problematiche di un piccolo borgo nel pieno rispetto del principio di legalità. Apprendo ora, con profondo dispiacere, che nell'inchiesta compare il mio nome, ma, al contempo, mi compiaccio che il Gip, dopo avere esaminato la mia posizione, abbia accertato e riconosciuto la mia totale estraneità ai fatti oggetto dell'indagine".
Contro la decisione del gip, però, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha già preannunciato ricorso. "A noi risulta - ha detto Gratteri - che è stata chiusa in una cassaforte del Comune un'interdittiva antimafia. Non solo. Durante un comizio per la campagna elettorale, sul palco, a fianco del sindaco, c'era il capomafia del paese, Antonio Chiefari. Se noi sappiamo cosa vuol dire la gestualità della mafia, il mafioso non ha bisogno di parlare. Ma essere o non essere in un determinato posto ha la sua rilevanza. Vuol dire fare una scelta di campo. Il capomafia la scelta di campo l'ha fatta. Stava partecipando alla campagna elettorale. Questo non ha rilevanza penale? E' un fatto di folklore o un comportamento di mafia?".