Pronto soccorso di Noto chiuso, Prestigiacomo: intervenga il prefetto
"E’ inaudita e sospetta la chiusura del Pronto Soccorso dell’ospedale di Noto. Grave nella sostanza e nella forma. Si lascia un territorio che oggi ospita, fra residenti e turisti, circa 60 mila persone senza un presidio di primo intervento nella stagione in cui massime sono le esigenze per le condizioni climatiche e per l’afflusso dei visitatori.
Si chiude senza avvisare le istituzioni, il sindaco di Noto in primo luogo e i Sindaci dei comuni della zona sud che sull’ospedale di Noto gravitano. E possibile che il Sindaco, responsabile della sanità pubblica in un territorio venga a sapere della chiusura del pronto soccorso dai social network? Inquietante e sospetto poichè la chiusura sia dovuta alla contemporanea assenza di alcuni medici per “infortunio sul lavoro”. Ancora più preoccupante che una situazione del genere potrebbe ripetersi fra gli anestesisti, stante le voci che circolano, che di fatto segnerebbe il collasso dei servizi ospedalieri. E questo dopo la chiusura del punto nascite di qualche tempo fa proprio a Noto". A chiedere l'intervento del rappresentante del overno in provincia, è la parlamentare di Forza Italia, Stefania Prestigicomo.
"Faccio appello al Prefetto di Siracusa - prosegue la deputata - perché prenda in mano la situazione a fronte della intollerabile e dolosa assenza della Regione che da una parte sguarnisce la sanità del Siracusano, accettando un inammissibile vulnus nel diritto alla salute, dall’altra coltiva la nascita e crescita di un nuovo ospedale, il San Marco, nel catanese, a pochi chilometri da Lentini, dove per far spazio “all’imperialismo sanitario” etneo, l’ospedale è stato classificato a presidio di base pur essendo di fatto un Dea di primo livello. Il Prefetto, a cui mi rivolgo, chiedo la convocazione di un tavolo permanente sulla sanità provinciale e induca la Regione a ‘riapparire’ a Siracusa dove oggi non esiste. Inutili e senza risposta sono stati fin ora tutti gli appelli rivolti in particolare sul nuovo ospedale.
La situazione attuale della sanità nella nostro territorio non può più essere accettata. Il diritto alla salute non è negoziabile e non si può scippare".