Vittime commemorate 37 anni dopo strage circonvallazione di Palermo
Commemorazione stamani con la deposizione di una corona di fiori in via Ugo La Malfa, a Palermo, per il 37° anniversario della strage della Circonvallazione, avvenuta a Palermo il 16 giugno del 1982, 500 metri prima dello svincolo per Sferracavallo. Alla commemorazione erano presenti oltre al comandante della legione carabinieri Sicilia, generale di divisione Giovanni Cataldo, i fratelli e le sorelle del carabiniere Salvatore Raiti, il fratello e il nipote di Giuseppe Di Lavore, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Daniela Lupo, in rappresentanza del Prefetto di Palermo Antonella De Miro e autorità civili e militari. Nella strage rimasero vittime l'appuntato Silvano Franzolin, nato a Pettorazza (Rovigo) il 3 aprile 1941 (sposato con due figli); il carabiniere Luigi Di Barca, nato a Valguarnera (Enna) il 10 aprile 1957 che lasciò la moglie incinta della figlia; e il carabiniere Salvatore Raiti, nato a Siracusa il 6 agosto 1962, tutti in servizio nella stazione carabinieri di Enna. L'agguato disposto da Cosa Nostra, fu compiuto da alcuni mafiosi a bordo di un'auto da cui esplosero numerosi colpi di mitra. Oltre ai carabinieri rimase colpito anche Giuseppe Di Lavore, 27enne autista giudiziario del mezzo con cui i tre stavano eseguendo la traduzione da Enna a Trapani del detenuto Alfio Ferlito, anch'egli rimasto ucciso, vero obiettivo dell'attentato. Il mandante della strage era Nitto Santapaola, che da anni combatteva contro Ferlito una guerra per il predominio sul territorio etneo.
Il sindaco Orlando ha detto: "Il 16 giugno del 1982 si consumò una delle più pesanti stragi di mafia, durante la presenza in città del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che colse subito il significato di quella strage: un'alleanza tra i corleonesi e Nitto Santapaola ma anche, al tempo stesso, il riconoscimento della supremazia mafiosa dei corleonesi in Sicilia che, autorizzando questo delitto, trasformarono la commissione provinciale di Palermo in commissione regionale di Cosa nostra". "Tre militari dell'Arma dei carabinieri e un civile persero la vita nell'adempimento del loro dovere - ha aggiunto - vittime di una violenza che governava la nostra città, in un tempo che oggi appare lontano, ma che non occorre mai dimenticare, proprio perché oggi la mafia non governa più questa città, ma non è stata ancora sconfitta".